Chiedere alle persone di scegliere la legge elettorale non serve a niente

par Emanuele Rossi
sabato 1 febbraio 2014

La discussione sulla scelta della legge elettorale non può essere consegnata nelle mani dei semplici cittadini, perché non sono in possesso degli strumenti conoscitivi adatti.

Nel mio modesto mondo, frequento persone di diverse estrazioni sociali e culturali. Per lo più persone semplici - anche nelle loro diversità - lineari e chiare; ma non mancano gli stronzi e gli ignoranti, i razzisti e i qualunquisti, gli juventini, i vegetariani, i paciocconi, i timidi, gli estroversi, i brillanti, i modesti, i mediocri, i professori, i manager, i netturbini, gli intellettuali, e via dicendo: un campione abbastanza rappresentativo del Paese, insomma.

Dunque: sono diversi giorni che provo, in vario modo e rispettando le proprie diversità, ad interpellarli sulla legge elettorale: chiedendo se preferiscano il maggioritario al proporzionale, le preferenze alle liste o ai listini bloccati, i collegi uninominali, uninominali proporzionali, uninominali maggioritari, i sistemi nazionali unici, sistema spagnolo, Italicum, Mattarellum e via dicendo.

Sono onesto: pochi, davvero pochi (per non dire nessuno), sono riusciti quanto meno a barcamenarsi e a costruire una definizione attendibile alle varie cose sopra elencate. Non è roba che interessa le sensibilità delle persone - per lo più mi è stato risposto in un modo del genere.

Soprattutto, però, davvero sopra a tutto, c'era una questione, che andava oltre il conoscere (o capire) quello di cui si stava parlando: nessuno ha saputo dare una spiegazione su quale fosse il migliore sistema elettorale per il nostro Paese, oggi e in futuro - e salvo fraintendimenti, tutti avrebbero voluto saperlo, avrebbero voluto avere la soluzione in tasca, e soprattutto, di nuovo, tutti erano d'accordo su una cosa: serve, adesso, trovare la soluzione.



È solo che quella soluzione non passa attraverso le decisioni della gente comune. È completamente inutile fare consultazioni popolari, referendum on line, scelte di qualsiasi genere, su certi temi. Meccanismi, e conoscenze necessarie, sono troppo lontani dalla gran parte delle persone.

Per essere chiari, non serva a un cazzo quello che sta facendo il Movimento 5 Stelle sul blog di Grillo: non serve perché quei pochi - sempre più pochi - che partecipano alle votazioni, non ne sanno un cazzo di quello per cui stanno votando. Perché quelli che votano, sono il mio mondo, il mio campione, il mio Paese.

E dunque al di là delle spiegazioni dell'intellettuale organico di turno, non hanno minimamente idea su cosa stiano decidendo - e soprattutto, ancora, di quale sia la proiezione futuribile delle proprie scelte. Soprattutto, di nuovo, la definizione "collegio intermedio proporzionale" che hanno votato, non significa granché: anzi somiglia più a quelle cose che si fanno quando si sceglie "la via di mezzo", che mai guasta, e che ti tiene in salvo dal peggio (?) portandoti un po' vicino al meglio (?) - ma questo sarebbe un discorso di sostanza, e qui si parla di metodo, dunque andiamo oltre.

Esiste in questo Paese una democrazia rappresentativa, grazie a Dio. E quel "rappresentativa" sta a indicare che noi abbiamo dato delega a qualcuno di rappresentarci, lo abbiamo scelto - al di là delle chiacchiere sulle preferenze - e ci siamo affidati a lui, o al partito che lo ha scelto - è indifferente, francamente.

Lo abbiamo messo lì per fare queste cose, le leggi appunto, al posto nostro: perché noi non siamo legislatori, e nella fattispecie non siamo costituzionalisti, o non frequentiamo abitualmente (almeno non tutti) Sartori a cena - con tutto il beneficio del dubbio, anche perché Sartori di confusione a 'sto giro, un po' ne ha fatta. Facciamo così, affinché noi si possa stare nei nostri posti di lavoro, e loro, i politici eletti, nei loro: a studiare, a discutere, a scegliere, per noi.

 


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