Chiaccherando di Israele e Iran

par Fabio Della Pergola
martedì 15 novembre 2011

Cena a casa di amici. Serata piacevole, parole in libertà, senza formalismi. Qualche faccia nuova. Non so come, all’altro capo della tavola, il discorso cade su Iran e Israele e una giovane donna un po’ esibizionista, dal fare molto saccente di quel particolare tipo di supponenza per cui ci si ritiene autorizzati a spiegare tutto a tutti, dice la sua.

Pur condannando - come da copione del politicamente corretto - la violenza verbale di Ahmadinejad, alla fine conclude che “can che abbaia non morde”; tappando così la bocca, con questa lapidaria affermazione, al suo interlocutore che cercava di balbettare qualcosa.

I cani che abbaiano non mordono, dice, da cui consegue che Israele (che al momento sarebbe anche lui, a dire il vero, un "can che abbaia" nel contesto del suo braccio di ferro con l’Iran) in ogni caso sarebbe colpevole.

Colpevole di avere una posizione isterica, di non capire che i cani abbaianti non sono mordenti, di essere minaccioso e, in sintesi, di essere pronto a scatenare una guerra contro gli innocenti iraniani colpevoli solo di essere un po’ sbruffoni. Gli americani seguono a ruota nella condanna a tutto tondo della signora (che poi afferma, sempre secondo la logica del politicamente corretto, di non essere affatto antiamericana).

Mi guardo bene dall’interloquire. Va bene, mi dico, magari ha ragione. Israele (e gli americani) di colpe ne hanno collezionate parecchie. Magari non ha torto e se Israele si decidesse ad affrontare diversamente la trattativa con i palestinesi l’Iran, forse, potrebbe rinunciare alle minacce. Forse è proprio un cane che ulula alla luna senza avercela davvero con nessuno. Gli piace solo mostrare un po’ i muscoli. A volte gli individui lo fanno e a volte lo fanno anche gli stati. E’ solo un po’ di faccia feroce. Niente di grave. Forse.

Ma poi mi chiedo, sempre fra me e me: ma non si pensa che quello è lo stato ebraico e che gli ebrei, nel loro retrocranio, hanno ben radicata e ben presente “l’altra” storia ?

Chissà se alla vistosa signora è mai venuto in mente che settanta e ottanta anni fa (non settemila o ottomila che fanno una storia così antica che chissenefrega di cosa successe allora) ma solo settanta o ottanta anni fa, alla generazione dei nostri padri o al più dei nonni è capitato di conoscere l'altro tizio che abbaiava. Uno che per decenni ha abbaiato contro gli ebrei. E poi ha morso. Eccome se ha morso; ha morso come nessun altro aveva mai fatto prima.

Non voglio cadere nell'abusata retorica di equiparare il leader di Teheran al dittatore nazista, ma meglio ricordare che nella carne ebraica i segni di quei morsi ancora ci sono. Si vedono e si sentono.

Ora, secondo voi, è proprio così insensato che quel popolo non si fidi del proverbio e pensi che no, che non è il caso di stare fermi un’altra volta senza fare niente, fermi a credere che i cani che abbaiano non mordano; che no, è meglio non rischiare ?

Ci sono già passati da quella storia e quando quel cane con i baffetti ha iniziato a mordere non c’era nessuno a fermarlo. Nessuno ha mosso un dito, ha tirato il guinzaglio. E quando alla fine si sono decisi era un po’ (troppo) tardi per loro.

Adesso la signora magniloquente (sì, pare proprio l’icona di un’ideologia precotta, non di una cultura) vuole convincere tutti, chiaccherando amabilmente, che anche l’Iran dei mullah non è niente; anche se si fa la bomba atomica non è niente. E’ come se si facesse una stola di visone, o dei tacchi alti; una moda, un vezzo. Poi mica l’userà. Sono anni che minacciano Israele di distruzione (non viceversa, almeno fino a poco fa), ma - è noto - can che abbaia non morde.

E se poi morderà, avremo tutti un’altra commovente giornata della memoria a ricordare gli ebrei morti, che - si sa - sono quelli buoni.


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