Chi sta comprando Internet?

par Michele Mezza
venerdì 23 ottobre 2009

I recenti accordi tra i motori di ricerca di Google e Microsoft con Twitter e Facebook riaprono la partita della net neutrality. E’ proprio così? Quali implicazioni avrà col futuro della rete?

La rete è ancora neutrale? La domanda è ormai drammaticamente attuale dopo quanto è accaduto in questi ultimi giorni. 

La guerra sulla net neutrality sembrava vinta dal punto di vista legislativo. L’insidiosa legge che gli uomini di Bush avevano fatto arrivare al senato americano, e che di fatto consegnava il controllo del traffico on line ai grandi net provider (le telecom in europa e AT&T e Verizon in Usa), era stata di fatto affossata da Obama

Tutto a posto quindi? Nemmeno per idea

Quello che non è riuscito alla politica sembra realizzarsi per mano del denaro. Infatti nei giorni scorsi una sequenza di accordi fra i grandi global player dei servizi on line (Google, Facebook, Twitter e Microsoft) hanno aperto un varco micidiale nella rete. Le intese che tutti hanno fatto con tutti, e che vede la pulce Twitter al dentro delle mire dei colossi Google e Microsoft, stanno riclassificando il valore ancora neutro della navigazione in rete. Sia Microsoft che Google infatti hanno pagato grandi somme a Twitter, ed anche a Facebook, per poter pescare nel serbatoio dei cinguettii che arrivano da tutto il mondo. Questo significa che le risposte alle nostre query su Bing o su Google vi saranno anche i contenuti dei social network.

Ma questo significa anche che gli stessi contenuti dei social network, la loro gerarchia, la loro pertinenza, la loro interpretazione saranno piegati al marketing dei service provider. Si allarga di fatto l’area delle inserzioni, ossia di quelle presenze di contenuti che è stata contrattata, e dunque pagata, dai produttori.

La rete rischia di diventare un’enorme bacheca di avvisi pubblicitari. 



E’ chiaro che il rischio paventato è ancora di là da venire. 

E’ molto probabile che l’intelligenza collettiva del miliardo e mezzo di utenti sventerà questa possibilità. 

Ma al momento il quadro è questo. E la prima conseguenza di questa commercializzazione non è tanto che è svanita l’atmosfera un po’ naif dei primi tempi, quando non si capiva quale potesse essere il modello di business della rete, e tutti ci si accalcava, stupiti che il denaro fosse un accidente e non il motore del tutto. Forse quel clima non è mai esistito a giudicare dalle revenue sempre incassate dai grandi ideatori dei prodotti on line. 

Il problema è che con gli accordo di questi giorni si metta in moto ancora una volta una reazione a catena, che porta tutti i protagonistio del web, a cominciare dai centri servizi di connessione, a rivendicare parte della nuova torta.

Insomma la pretesa delle Telecom e di AT&T uscita dalla porta potrebbe rientrare dalla finestra. Così come la pretesa di certi governi, a fronte di una sfacciata commercializzazione da parte dei service provider, potrebbe farsi più pressante nel controllo economico (nuove digital tax?) e politico del traffico on line. 

Insomma in rete sta accadendo qualcosa di importante e sarebbe bene parlarne, molto e tutti.

 

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