Chi se ne importa dell’autismo del killer di Newtown

par ct
lunedì 17 dicembre 2012

Il killer soffriva di una grave forma di autismo“, ”Pare soffrisse di una leggera forma di autismo“, “Lanza era affetto dalla sindrome di Asperger“. Le notizie sui disturbi che affliggevano Adam Lanza, il ventenne che due giorni fa ha aperto il fuoco nella scuola elementare di Newtown facendo una carneficina tra adulti e bambini, si rincorrono di telegiornale in telegiornale, di servizio in servizio.

Ma è davvero rilevante? Sorge spontaneo chiedersi se sarebbe andata diversamente nel caso in cui il ragazzo fosse stato schizofrenico, depresso, ubriaco o anche solo temporaneamente fuori controllo. Adam Lanza viveva in una casa dove erano presenti delle armi, detenute legalmente da una maestra elementare, in un Paese in cui per legge, anzi, per espressa disposizione costituzionale, è possibile comprare una Colt al supermercato. Adam Lanza è solo la coda di una scia di sangue che dura da tantissimo tempo.

1999: Eric Harris (18 anni), e Dylan Klebold (17), due studenti della Columbine High School di Denver aprono il fuoco e uccidono 12 loro compagni ed un insegnante prima di togliersi la vita.

2005: Un sedicenne uccide il guardiano e poi spara su compagni di scuola e insegnanti del liceo Red Lake High School, nella riserva indiana di Red Lake (Minnesota), uccide sei persone e ne ferisce 14 prima di suicidarsi.

2006: Un uomo prende in ostaggio alcuni studenti della scuola di Nickel Mines, un villaggio Amish della contea di Lancaster, fa uscire i ragazzi e lega le ragazze con funi e manette. Uccide 5 giovani alunne e ne ferisce altre 5 prima di suicidarsi.

2007: Un killer apre il fuoco nel grande complesso Virginia Tech e uccide trentadue persone. Nel 2011, nello stesso campus, ancora due morti.

2008: Un ex studente apre il fuoco in un’aula della Northern Illinois University uccidendo cinque persone e ferendone una quindicina.

2012: Nella caffetteria della Chardon High School, Ohio, un ragazzo spara cinque colpi ed uccide tre persone.

2012: Un ex studente spara in una classe della Oykos University, Oakland. Sei morti.

2012: Alla prima di Batman, un uomo mascherato da Jocker entra in un cinema ad Aurora, in Colorado, e apre il fuoco sul pubblico uccidendo 12 persone e ferendone oltre 50.

2012: Un uomo entra nell’ufficio da cui era stato licenziato, a Minneapolis, e apre il fuoco sul suo ex datore di lavoro e diversi colleghi uccidendo tre persone e ferendone quattro prima di suicidarsi.

2012: Un uomo apre il fuoco contro la folla di un centro commerciale di Portland, Oregon, uccidendo due persone e ferendone diverse altre.

Tutti ricordiamo il precedente più eclatante: il massacro della Columbine High School, nel 1999. Anche lì si scatenò un dibattito sulla facilità con cui era possibile reperire armi negli Stati Uniti - il cui esito, come si può ben vedere - è stato pressoché nullo. Ma, anche lì, i media iniziarono un discorso parallelo che si insinuava in quello principale: perché i killer hanno agito?

Nessun autismo e nessuna malattia, l’attenzione sul finire degli anni novanta si concentrò sul fatto che Eric e Dylan – i due ragazzi colpevoli della sparatoria – ascoltassero band industrial tedesche come i Rammstein (poi costretti a scusarsi) ed utilizzassero videogiochi violenti. Successivamente, emersero anche presunte ideologie filonaziste dei due. Basta questo ad armare due ragazzini?

La mente umana è un filo di capello ed esistono personalità più fragili, personalità disturbate, personalità malate. Ma se davanti all’ennesima tragedia come questa vogliamo, davvero, porci la domanda “perché?“, non esistono autismo o ideologia che tengano. La risposta è solo una: perché avevano la possibilità di farlo.


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