Chi mi spiega come funziona la giustizia ad orologeria?

par Alessandro Picarone
giovedì 21 febbraio 2019

Ogni qualvolta sento parlare di 'giustizia ad orologeria' o di 'complotti' (mediatici o giudiziari) non posso fare a meno di pormi delle domande. E le uniche risposte che trovo sono quelle presenti nella nostra Costituzione (che quando serve, all'occorrenza è ritenuta la più bella del mondo). 

Si possono migliorare le tutele? Si possono evitare sconfinamenti indebiti? Certo. Ma ogni soluzione che mi viene in mente è nello spirito della Costituzione (che quando serve, all'occorrenza è ritenuta la più bella del mondo).

In realtà non potranno mai esserci ottime soluzioni, se l'individuazione del problema è errata. Nonostante si abbia la Costituzione più bella del mondo. 

L'articolo 112 della Costituzione sancisce molto chiaramente che il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale. Tale principio esclude margini di discrezionalità in merito all'avvio delle indagini ed impedisce che il pubblico ministero riceva direttive, istruzioni o pressioni destinate ad incidere in modo improprio sulla sua attività. Peggio ancora, tale norma esclude che la magistratura requirente possa agire con una tempistica diversa a seconda di chi si trova di fronte.

Ci sono casi specifici nei quali l'azione penale può essere interrotta: a mero titolo di esempio, si pensi a quanto stabilito ai sensi dell'articolo 50 c.p.p. se sussistono i requisiti per l'archiviazione, oppure si pensi a quanto disciplinato ai sensi dell'articolo 47 c.p.p. dove si prevede che, a discrezione del giudice, si può sospendere il processo per attendere la pronuncia della Corte Costituzionale. Tra questi casi non esiste l'opportunità politica. 

Approfitto per ricordare anche che la Costituzione prevede l'immunità (ai sensi dell'art. 68) esclusivamente per i parlamentari e non per i propri familiari: che si tratti di parlamentari, di membri del Governo o di familiari di qualcuno di essi, in nessun caso si può temporeggiare nell'esercizio dell'azione penale.

Berlusconi, con il Lodo Schifani nel 2004 e con il Lodo Alfano nel 2008, tentò vanamente di sospendere i processi relativi alle più alte cariche dello Stato fino alla cessazione del mandato (e contestualmente senza fermare la prescrizione): la Corte Costituzionale ha risposto picche in entrambi i casi, richiamando sia il concetto di obbligatorietà dell'azione penale, sia una ingiusta disparità di trattamento dinanzi alla giurisdizione, sia (nel Lodo Alfano) il fatto che è illegittimo concedere con legge ordinaria tutele senza che sia presente una copertura costituzionale.

Orbene a me risulta tuttora difficile da capire come mai, da Craxi a Renzi, ogni procedimento penale che tocca - direttamente o indirettamente - un politico (qualunque politico, che sia tra le più alte cariche dello Stato oppure un "semplice" parlamentare) debba essere strumentalizzato definendolo 'giustizia ad orologeria' o 'complotto'. 


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