Chi ha paura dell’accordo PD/M5S?

par Camillo Pignata
venerdì 1 marzo 2013

Chi non vuole l'accordo PD/M5S? Non lo vogliono la Germania e l’establishment europeo, i moderati del PD e Grillo.

La Germania e l’establishment europeo temono che Grillo possa mettere in discussione l’impalcatura rigorista dell’Europa e quindi costituire fattore di instabilità. Meglio l’accordo PD/Berlusconi.

I riformisti del PD temono di perdere l’aggancio con l’establishment europeo e l’occasione per far fuori Bersani e la sinistra del partito, quindi meglio l’accordo PD/Berlusconi.

Per Grillo è più importante far fuori i vecchi partiti, che la governabilità del Paese.

Peer Steinbrueck, candidato socialdemocratico alla cancelleria tedesca, si è detto inorridito “della vittoria di due clown, un comico di professione e uno che agisce sotto l’impulso del testosterone. Gli insulti tedesco nascano dalla paura di instabilità per l’Europa, derivante dall’inaffidabilità personale del cavaliere e dal timore per la stabilità dei trattati europei, conseguente all’ingresso di Grillo nella stanza dei bottoni.

Queste le ragioni della contrarietà dell’Europa all’accordo Grillo/Bersani.

Ma non è questione di clown. Il problema dell’Europa non è solo l’Italia con i suoi veri o presunti fattori di instabilità, ma l’instabilità di una politica europea collocata a metà del guado tra la politica rigorista della signora Merkel e la politica di crescita del presidente francese, tra una politica per la finanza e una politica per le persone.

E allora l’SPDE, prima di allarmarsi faccia chiarezza in casa propria e la smetta con una politica ambigua scelga tra Merkel ed Hollande, tra gli interessi della Germania e gli interessi dell’Europa, tra una politica per la finanza e una politica per le persone.

Bersani apre a Grillo e subito D’Alema, Letta & company precisano la loro contrarietà e allargano l’apertura verso Grillo a tutte le forze in parlamento e quindi anche a Berlusconi.

Una mossa sbagliata, perché, inevitabilmente, suscita la reazione negativa di Grillo e vanifica la proposta del segretario. Non si possono mettere sulla stessa barca Grillo e Berlusconi. Se si fa una proposta in tal senso, diventa inevitabile la reazione negativa del comico genovese.

Una mossa sbagliata perché il PDL non è un partito di destra che si preoccupa degli interessi del Paese. Il PDL è un’azienda che si preoccupa degli interessi del padrone e di conservare i posti in Parlamento.

Chiuso l’accordo con il comico genovese, l’accordo con Berlusconi resta l’unica possibilità per assicurare al governabilità.

Quello che volevano i cosiddetti riformisti del Partito Democratico.

Il fatto è che l’accordo con il Movimento 5 Stelle mette a nudo le contraddizioni del PD, quell’amalgama mal riuscito che è alla base della nascita del Partito Democratico.

Mette in subbuglio la sinistra europea e costringe il partito a scegliere tra liberismo ed intervento pubblico nell’economia. Per questo D’Alema & company si oppongono all’accordo con Grillo e non vogliono chiudere la porta all’accordo con il PDL.

Del resto in questa confusione, dove la proposta non è chiarita con precisione, e vi sono scontri interni al PD, è normale che Grillo dica no, per tirarsi fuori dalla palude. E puntuale arriva l’intervento del comico che sembra mettere la parola fine ad ogni accordo.

I moderati del PD preferiscono Berlusconi a Grillo. Ma anche Grillo preferisce Berlusconi a Grillo.

Il comico genovese senza vedere le carte chiude all’accordo.

Il fatto è che Grillo mira a favorire all’inciucio PD/PDL, per fare incetta di voti nella prossima legislatura.

Una mossa sbagliata perché il problema non è solo italiano, ma europeo. Se distrugge il PD si trova solo in Europa. Meglio andare con il PD in Europa, e indurre i socialisti europei a scegliere tra crescita sostenibile e finanza insostenibile.

E allora PD e Movimento 5 Stelle devono perseverare nella politica dell’accordo, che è ancora possibile ad alcune condizioni:

1) Apertura del PD solo a Grillo, con esclusione di Berlusconi;

2) Fine dei contrasti interni al PD, e appoggio unanime di tutto il partito alla proposta del segretario;

3) Bersani non deve subire i diktat rigoristi tedeschi;

4) Grillo rinunci a favorire l’inciucio PD/PDL, per fare il botto di voti nella prossima legislatura.

I riformisti devono scegliere se è più importante la governabilità del Paese o far fuori Bersani e subire passivamente i diktat tedeschi.

Il Movimento 5 Stelle deve scegliere se è più importante la governabilità del Paese, o far fuori i vecchi partiti.


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