Chi ferma le rinnovabili in Italia?

par Andrea Bartolazzi
mercoledì 26 agosto 2009

Le rinnovabili si sviluppano poco in Italia perchè la tecnologia non è pronta, o per altri motivi? Una analisi innovativa sullo sviluppo del settore.

Quale regione autorizza più velocemente l’energia rinnovabile? La domanda non è peregrina anche se può sembrare un passatempo estivo. L’Italia ha un forte deficit nei confronti di altre nazioni europee nello sviluppo delle rinnovabili. Ciò dipende in larga misura dalle difficoltà autorizzative, che nonostante l’uscita di leggi ad hoc (Dlgs. 387/03 e molte norme regionali) ancora persistono. È questo deficit costa. Come noto si prevedono 500 milioni di oneri Kyoto per l’Italia per il 2009 e 840 milioni per il 2012. 

È utile perciò verificare quale regione può essere considerata la best practice, la migliore della classe in fatto di autorizzazioni.

Chiaramente giudicare l’efficienza di un percorso autorizzativo è assai complesso perché vi sono molti attori in gioco, regioni, provincie, comuni, l’Enel e Terna per le connessioni, altri enti locali che pur non esprimendo pareri vincolanti richiedono allungamenti dei tempi medi dell’iter autorizzativo. Esiste poi da parte dei proponenti di progetti riguardanti l’energia rinnovabile una maggiore o minore propensione al rischio che dipende da vari fattori, tra cui spicca certamente l’aspettativa di guadagno.


Il tema come si capisce è molto complesso e noi per ora ne presentiamo l’analisi per la sola industria del fotovoltaico. Su questa si possono fare alcune considerazioni. I cittadini di ogni regione pagano e pagheranno per i prossimi 20 anni un contributo incluso nella bolletta che serve a finanziare il fotovoltaico. Per ogni regione sappiamo anche quanti impianti fv sono arrivati alla connessione e hanno perciò diritto al contributo. Dal rapporto tra i due possiamo facilmente sapere in ogni regione quanto fotovoltaico ricevono i cittadini rispetto a quanto pagheranno. La tabella 1 che descrive questo conto necessita già di qualche commento.

Ci sono 5 regioni (Trentino, Calabria, Marche, Umbria e Puglia) i cui cittadini pagano 1 e ricevono da 2 a quasi 4 volte quello che pagano. Dalla nona posizione in giù i cittadini pagando la bolletta stanno finanziando gli impianti fv delle regioni più virtuose o con maggiore potenziale.


Si verifica un paradosso abbastanza eclatante. Si può sostenere ad esempio che gli utenti siciliani che vivono nella Regione che offre la migliore risorsa in Italia e perciò i migliori guadagni, finanziano impianti ben meno redditizi in Trentino Alto Adige e nelle altre regioni virtuose. Se la situazione si cristallizzasse a giugno 2009 gli utenti siciliani pagherebbero ai non siciliani ogni anno per i prossimi 20 anni una cifra vicina a 2,5 milioni, ossia 50 milioni di euro. Vengono accusati di usare male i contributi che l’Italia da alla Sicilia, ma almeno in questo caso sono loro che finanziano il resto d’Italia! Stesso discorso quasi con gli stessi valori vale per la Campania.


Questa analisi ha però un limite. Non considera il potenziale di ogni regione. Ad esempio la Valle d’Aosta che si ritrova ultima non ha probabilmente solo problemi autorizzativi, ma anche limiti di potenziale sia per il poco territorio adatto che per la risorsa scarsa. Finanziare un impianto nella valle è diventano redditizio solo ora che si sono abbassati i prezzi dei moduli mentre un anno fa lo era molto di meno.

Per questo motivo abbiamo corretto l’analisi considerando il potenziale. Facendo una analogia con un circuito elettrico [1] abbiamo calcolato quanta resistenza offra il sistema regionale alla connessione degli impianti fotovoltaici.
Più alta è la resistenza più è lungo e difficile per chi voglia costruire un impianto ottenere permessi, concludere i lavori e connetterlo.

Il valore finale, il rapporto tra il profitto lordo perduto e il flusso di impianto connessi è probabilmente meno intuitivo della misura proposta nella prima parte dell’articolo. Se ne trae comunque la tabella a fianco ove la classifica è aggiornata secondo la facilità di arrivare in fondo (opposto della resistenza).

La Puglia che è la regione del meridione tra quelle che più hanno sposato la politica delle rinnovabili risulta giustamente più alta in classifica anche se non risulta poi così capace di sfruttare il potenziale del territorio.

Le regioni di coda, a parte la Valle d’Aosta, sono tutte quelle che, spaventate dall’alluvione di progetti, hanno approvato moratorie e altre leggi per rallentare le autorizzazioni. Anche se gli operatori del settore si chiedono a cosa sia dovuto questo timore se lo Stato italiano ha in mente di sovvenzionare solo fino a circa 2000 MW, che stanno in circa 100 Km2, una entità di spazio davvero modesta.




1: Come nel circuito elettrico V=R∙I, ossia il potenziale è uguale alla resistenza per il flusso di corrente, così per l’autorizzazione degli impianti fotovoltaici il potenziale è uguale alla resistenza per il flusso di impianti connessi. Il potenziale è un valore proporzionale alla superficie utile moltiplicando per il profitto che se ne può trarre. Nel nostro esempio si esclude quasi completamente la montagna e metà della collina e si considera che usando lo 0,4% del territorio restante si può produrre tutta l’energia elettrica italiana. Inoltre considerando che gli impianti si ripagano dalle 900 ore equivalenti in su se ne può dedurre per ogni regione un profitto lordo perduto. Questo profitto lordo perduto è una misura del potenziale della regione.


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