Chi di Grillo ferisce...

par lamortevito
giovedì 28 febbraio 2013

Quelli che avevano capito tutto e anche di più

Non sono qui a tessere le lodi di un movimento che ora deve dimostrare se è solo protesta o è capace di proporre questioni fondamentali all'opinione pubblica, ma una cosa è sicura: Pd e Pdl non c'hanno capito letteralmente nulla. E come loro anche le testate e gli illustri a loro vicine. Ecco un piccolo elenco di alcune affermazioni fatte da illustri osservatori della “cosa pubblica” nell'arco dell'ultimo anno:

“A Parma non voterei Grillo contro la sinistra” (Lupi, Pdl, Corriere 14-5-2012)

“I suoi elettori sono pochi sfigati entusiasti del “vaffa” (Facci, Libero 17-5-2012)

“Il pagliaccio che ride ma dovrebbe piangere” (Scalfari, Repubblica 3-6-2012)

“Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo” (Letta, Pd, Corriere 13-7-2013)

“Fascista del web” (Bersani, 25-8-2012)

“Chi vota Grillo si ritrova falce e martello” (Sallusti, il Giornale 9-2-2013)

“Grillo non è un comico: è un grosso impostore... Fa la guerra... annuncia un bagno di sangue” (Sofri, Repubblica 22-2-2012)

“Grillo che aizza le piazza è uno squadrista che fa paura” (Ferrara, Il Giornale 24-2-2012)*

L'opinione pubblica si sa, è influenzabile e se il Pdl grazie alla “strategia della promessa” il suo scopo lo ha raggiunto, quello di ostacolare la governabilità, il Pd è riuscito nella grande impresa anche questa volta: perdere le elezioni. L'elenco fa capire con quanta leggerezza e non curanza la dirigenza del Pd (leggi Enrico Letta e Bersani) ha trattato il fenomeno del M5s.

Mentre il centrosinistra faceva le primarie, Grillo e i suoi organizzavano un campagna che avrebbe toccato tutte le grosse città della penisola. Mentre il Pd si autoelogiava per il successo delle primarie e si godeva i sondaggi che lo davano in vantaggio, Grillo e i suoi iniziavano la campagna andando in piazza a parlare con la gente.

Vincere le elezioni non facendo la campagna elettorale è cosa molto ardua per chiunque, soprattutto per il Pd. Obama, che il nostro centrosinistra prende sempre come riferimento, negli ultimi due giorni è volato in 5 stati per far valere la sua presenza sul campo, Bersani l'ultimo giorno di campagna si è chiuso in un teatro con pochi eletti al seguito. I democratici di casa nostra non hanno fatto nulla per portare verso il loro ovile i voti degli indecisi, anzi li hanno respinti.

“Il punto di Paolo Pagliaro” a Ottoemezzo è il sunto perfetto di quello che è successo nei flussi di voti della poltica nostrana. La teoria di “Grillo che fa perdere Bersani” non funziona, come questa democrazia d'altronde.

* ”Gli insulti e gli esorcismi di chi aveva capito tutto” (Marco Travaglio, 26-2-2013)


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