Che fine ha fatto la "nave dei veleni"?

par itch
sabato 31 ottobre 2009

Un paio di mesi. Tanto è durato il clamore intorno al caso della "nave dei veleni" affondata al largo di Cetraro (CS), caso nato dopo le dichiarazioni del pentito di ’ndrangheta Francesco Fonti.

La conclusione, però, è arrivata quasi "inaspettata" e all’apparenza un po’ frettolosa.

Il tutto inizia quando il pentito Fonti, indica l’area marina antistante Cetraro come il punto in cui lui e altri affiliati al clan Muto avrebbero fatto affondare con esplosivo la motonave Cunski, a bordo della quale si sarebbero trovate 120 fusti di scorie.
La magistratura di Paola, sulla scorta delle dichiarazioni di Fonti, apre subito un’inchiesta.

Da quel momento, le notizie si susseguono giorno per giorno destando non poche preoccupazioni per l’eventuale inquinamento di un’area più o meno vasta del Mediterraneo.

Cetraro, ma non solo.

Nella sua deposizione, infatti, Forti dice anche di avere fatto affondare altre due navi con carichi pericolosi, una più a nord, al largo di Maratea, e un’altra nello Jonio vicino a Metaponto.

Ancora, qualche giorno dopo si parla di navi cariche di inquinanti nelle acque del Tirreno al largo di Livorno e, più precisamente, tra Elba, Corsica e Capraia, un’area il cui fondale melmoso, secondo gli ambientalisti, "sarebbe ideale per inghiottire migliaia di fusti tossici".

Tra una segnalazione e l’altra, nel giro di pochi giorni si arriva a calcolare la possibile presenza di circa 30 relitti con rifiuti tossici a bordo nei nostri mari.
Un numero impressionante di navi e, soprattutto, di scorie che, se confermate, metterebbero in serio pericolo la salute delle acque e dei cittadini che vengono a contatto con esse e con i prodotti ittici del Mediterraneo.

L’allarme è giustificato e si teme una vera e propria bomba ecologica.

Viene anche organizzata, per il 24 ottobre ad Amantea, una manifestazione nazionale per "dire basta ad una Calabria sopraffatta dalle emergenze ambientali e considerata regione di serie B dalla ’ndrangheta". In strada saranno oltre ventimila persone, per chiedere una Calabria pulita e per avere chiarezza sui rifiuti tossici che si teme inquinino mare e terra.

L’emergere di questi casi porta alla luce le indagini di Cosmo De Matteis, un medico calabrese che, con i suoi colleghi, da anni sottolinea gli allarmanti dati sulla presenza di patologie tumorali tra la popolazione nella loro zona di competenza, ovvero proprio Paola.

Su 12590 pazienti, qui la percentuale di giovani ammalati di tumore è quattro volte superiore alla media nazionale.

La statistica realizzata da De Matteis, pubblicata da Repubblica, dimostra che nella fascia tra i 30 ed i 34 anni, i giovani si ammalano di tumore con una media del 2.90% contro la media nazionale dello 0.74% per gli uomini e dello 0.86% per le donne. Dai 35 ai 39 anni la media è del 2.07 contro quella nazionale dell’1.24 per gli uomini e dell’1.78 per le donne. Nella fascia dai 40 ai 44 anni la media a Paola è del 4.15% contro il 2.11 per i maschi e il 3.33 per le donne. Ma anche se guardiamo la fascia dei 60 - 64 anni il tasso del 15,77% è superiore all’11.43 dei maschi e all’11.69 delle donne. Dopo i 65 anni la media scende.

(http://www.repubblica.it/2009/09/se...)

Ci sono collegamenti tra questi dati e gli scempi ambientali avvenuti in Calabria? È possibile, e lo stesso De Matteis chiede a gran voce l’intervento del governo in una terra "avvelenata da sostanze radioattive".

I timori sono tanti e sembra che tutti gli elementi raccolti in queste ultime settimane combacino pericolosamente in un puzzle le cui tessere sono rappresentate da mafia, inquinamento, tumori e morte.

La conferenza stampa indetta dal Ministro per l’ambiente Stefania Prestigiacomo, però, fuga tutti i dubbi: la nave sul fondale di Cetraro, in provincia di Cosenza, non è la "nave dei veleni".

Questo è quanto sarebbe emerso dalle analisi compiute dalla nave Mare Oceano inviata dal ministero. Il relitto che si temeva fosse quello del Cunsky non è altro che la nave passeggeri "Catania", silurata nel corso della Prima guerra mondiale.


Il Ministro Prestigiacomo chiude, così, il "caso che ha destato profondo allarme e polemiche roventi sull’utilizzo che si è fatto delle notizie sull’inchiesta in corso in Calabria sulla base delle affermazioni di un pentito di mafia".

Eppure, sembra che, a fronte di troppi elementi preoccupanti e sui quali la Calabria e l’Italia intera chiedevano rassicurazioni, tutto il caso si stia chiudendo in maniera fin troppo dubbia.

Come è possibile che la segnalazione del pentito Fonti, ora ritenuto inattendibile, sia falsa ma abbia portato proprio in un’area in cui, guardacaso, è presente un altro relitto?

E, se fino a poche settimane fa si contavano decine di "navi pericolose" in tutto il Mediterraneo, com’è possibile chiudere l’intero caso solo perché al posto del Cunsky ci sarebbe la nave Catania?

L’anno scorso, poi, si legge su Blogeko, analisi effettuate dall’Arpacal, agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, "rivelarono tracce di radioattività nei pesci", mentre "le ispezioni sonar e le riprese video del relitto effettuate dal ministero per l’Ambiente hanno dato risultati molto diversi rispetto a quelle effettuate dal robot sottomarino mandato dalla Regione Calabria".

Le analisi effettuate dal ministero quindi escluderebbero ogni traccia di inquinamento radioattivo nel mare calabrese, ma un dirigente Arpacal, Emilio Cellini, dichiarava a Repubblica che le analisi delle specie ittiche per i radionuclidi appartenenti alle famiglie dell’uranio, del torio e del cesio "evidenziavano la presenza di tracce di Cesio 137", sostanza che può essere prodotta solo da reazioni nucleari.

Sempre Repubblica, poi, a proposito delle analisi di cui parla Cellini, nei giorni scorsi rivelava il testo di un verbale firmato da tutti i partecipanti ad una riunione ufficiale tenutasi in capitaneria di Porto a Cetraro il 7 agosto 2008 per decidere di abolire il divieto di pesca che da un anno e quattro mesi era in vigore in due aree del mare cetrarese.

Dov’è finita questa radioattività? O si sono inventati dati, analisi e relitti fino a 2 giorni fa o qualcosa continua a non quadrare.

Una possibile chiave di lettura potrebbe essere suggerita dalle parole del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che nella conferenza tenuta con il ministro Prestigiacomo afferma: "finora si è certamente causata una vittima: l’area di Cetraro e la Calabria. Perché gli operatori turistici guardano con timore alla prossima stagione, perché la popolazione si sente in pericolo per la salute, perché i pescatori hanno smesso di pescare".

Ognuno avrà modo di fare le proprie riflessioni...

 

Link di riferimento:

http://archiviostorico.corriere.it/2009/settembre/12/ombra_fondo_mare_cerca_nave_co_8_090912008.shtml

http://www.university.it/reuters/top-news/nave-veleni-pentito-di-ndrangheta-torna-sotto-protezione

http://iltirreno.gelocal.it/dettaglio/il-pentito-fonti-verra-a-livorno-per-il-mistero-delle-navi-dei-veleni/1727946

http://blogeko.libero.it/2009/misteri-della-nave-di-cetraro-non-ce-radioattivita-ma-lanno-scorso-se-ne-trovarono-tracce-nei-pesci/#more-44401

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/nave-veleni/risultato-indagini/risultato-indagini.html

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2009/10/29/visualizza_new.html_992241361.html

http://www.agi.it/cronaca/notizie/200910241759-cro-rt11095-nave_veleni_calabria_in_migliaia_in_corteo

http://www.sapriblog.com/2009/09/la-nave-dei-veleni-di-cetraro/

http://www.terranauta.it/a1052/rifiuti_e_riciclo/navi_dei_veleni_in_calabria_rifiuti_radioattivi_provocano_decine_di_morti.html

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/?id=3.0.3773661717

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/nave-veleni/statistiche-tumori/statistiche-tumori.html

http://www.facebook.com/group.php?gid=148532143838&v=info


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