Charlie Hebdo: un’altra provocazione che fa paura

par Emanuele Midolo
mercoledì 19 settembre 2012

Questa qui a fianco è la copertina dell'ultima edizione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo: una vignetta satirica che rischia - purtroppo - di aggravare una situazione già drammatica. Lo scorso sabato una manifestazione salafita non autorizzata di fronte all'ambasciata americana a Parigi ha portato a 152 arresti.  

Il giornale, fondato nel 1970 da un agguerrito gruppo di giornalisti e disegnatori non è nuovo a polemiche del genere. Nel 2006, l'hébdomadaire aveva deciso di pubblicare provocatoriamente le 12 famigerate caricature del profeta Maometto apparse sul giornale danese Jyllands Posten nel settembre precedente, vignette che avevano creato una crisi internazionale senza precedenti.

Notoriamente, la religione islamica proibisce qualsiasi rappresentazione del viso del profeta. All'indignazione delle comunità musulmane di tutta Europa avevano fatto seguito una serie di azioni diplomatiche ai danni della Danimarca (la Libia chiuse la propria ambasciata a Copenhagen, l'Arabia Saudita fece rientrare in patria il suo ambasciatore, il parlamento giordano invitò persino a "castigare" gli autori), per non parlare dei boicottaggi politico-economici, delle minacce di morte e delle violenze che seguirono la pubblicazione.

Un anno fa, poco prima dell'uscita del numero 1011 del settimanale, titolato ironicamente "Charia Hebdo" (la "sharia" è la legge islamica, Ndr), con Maometto come "caporedattore straordinario", la redazione del giornale, al 62 di boulevard Davout, veniva presa d'assalto a colpi di molotov. Bilancio: locali distrutti ma, fortunatamente, nessun ferito. Contemporaneamente, un attacco informatico condotto da un gruppo turco "defacciava" il sito, con scritte inneggianti ad Allah e alla Mecca.

Il numero di quest'oggi è consacrato alle reazioni provocate nel mondo islamico dal del video razzista ed islamofobo "The innocence of muslisms" che ha portato all'attacco, lo scorso 11 settembre, dell'ambasciata USA in Libia, durante la quale ha perso la vita l'ambasciatore Stevens. Il direttore di CH, Charb, sotto scorta dall'anno scorso, è l'autore della vignetta di copertina che recita "Non bisogna prendere in giro" (per la cronaca, "Intouchables" è il titolo originale del film "Quasi amici", con François Cluzet e Omar Sy, candidato agli Oscar come miglior film straniero).

Lo stesso Charb si è così difeso da chi lo ha accusato di alimentare una polemica potenzialmente esplosiva: 

"Se cominciamo a chiederci se abbiamo il diritto di disegnare o meno Maometto, se è pericoloso oppure no, la domanda successiva sarebbe 'possiamo rappresentare dei musulmani nel giornale?', e quindi la domanda diventerà 'per caso possiamo rappresentare degli esseri umani nel giornale?' etc. E alla fine non disegneremmo più niente, ed il manipolo di estremisti che si agitano nel mondo e in Francia avrà vinto". 

Si registrano già le prime reazioni della comunità franco-musulmana. Il rettore della Grande Moschea di Parigi ha invitato a "non gettare benzina sul fuoco" ed ha criticato "ogni forma di provocazione", pur ribadendo l'importanza della libertà d'espressione. Più duro il Consiglio francese per il culto musulmano, che ha ha condannato con forza "l'ennesimo atto d'islamofobia che mira ad offendere deliberatamente i sentimenti dei musulmani". L'organo ha altresì lanciato un appello affinché i musulmani di Francia "non cedano alla provocazione".

Ancora una volta la satira ci spinge ad interrogarci su quali siano i limiti della libertà d'espressione in un ambito delicato come quello dei fondamentalismi religiosi. Nella speranza che il confronto non porti ad altre tragedie come quella di Bengasi. 


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