Cesare Brandi, Teoria del Restauro
par Pamela Bernabei
mercoledì 8 luglio 2009
Cesare Brandi è un personaggio simbolo della moderna Teoria del Restauro, al quale sono legata particolarmente perché fu la prima figura che incontrai nei miei studi accademici: mi colpì la sua ragionata complicatezza e nello stesso tempo il suo saper tradurre in termini filosofici, perché a certi livelli solo la filosofia riesce a descrivere al meglio aulici pensieri, quello che una mente può generare di fronte ad un’opera d’arte e nello stesso tempo riuscirvi a captare il suo profondissimo rispetto verso quest’ultima.
In particolare, mi riferisco al suo splendido libro ‘Teoria del restauro’, edito da PBE, fortemente voluto da Don Giuseppe De Luca proprietario delle edizioni di Storia e Letteratura amico di molti artisti nonché del Brandi: non è altro che una raccolta delle lezioni tenute da quest’ultimo nei vent’anni di direzione dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma; il libro si compone di 130 pagine di pura teoria filosofica che scandisce le fasi progettuali di realizzazione del restauro e l’atteggiamento mentale da assumere di fronte all’opera d’arte; le restanti 23 pagine costituiscono la Carta del Restauro, promulgata nel 1972 che attinge ai principi che si esplicano nel libro.
Nelle primissime pagine viene enunciato già il primo principio, dal quale poi il Brandi fisserà i punti cardinali del restauro: “il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro”; ancor prima di mettere le mani su un’opera d’arte deve avvenire il riconoscimento di essa come tale, cioè come manufatto dell’attività artistica dell’uomo che abbia particolare inclinazione artistica, e tener presente che tale manufatto assume doppia valenza storica in quanto eseguito in un determinato periodo storico e contemporaneamente ‘rivive’ in un determinato periodo storico nel presente e viene goduto da ‘nuovi’ occhi che percepiscono sensazioni nuove dettate dal gusto e dal momento attuale diverse, naturalmente, da quelle originarie.
Lascio a voi concludere se sia il caso o meno, nell’Italia di oggi, di applicare questi alti principi di rispetto non solo al restauro ma alla vita odierna.
Cesare Brandi (1906-1988) costituì nel 1939 e lo diresse per vent’anni l’Istituto Centrale del Restauro e insegnò Storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Roma e di Palermo.