Cervelli cacciati dall’Italia
par Matt
sabato 21 agosto 2010
Leggetevi il curriculum di tal Sergio Porta. Docente ordinario all’università di Strathclyde, Glasgow. Il grado più alto del sistema universitario britannico. Ma Sergio, prima di fare le valigie e partire per la Scozia, ci ha pensato a lungo:
“Ci tengo molto a precisare che io stavo davvero bene nel dipartimento di Milano. Era un corso di pregio che attirava studenti. Mi è pesato fare questa scelta. Ho un figlio che ha 14 anni e ora studia in una scuola inglese e la mia compagna è in Italia…“
Ora descrive così la scelta: “Costi umani altissimi, famiglia a pezzi, ma grande esperienza professionale. E fare e rifare bilanci per cercare di concludere che non era meglio rassegnarsi al piccolo cabotaggio e pensare agli affetti. A volte senza riuscirci”
Sergio ci aveva provato, a costruire la sua carriera in Italia. Dopo 7 anni come ricercatore al politecnico di Milano, vengono banditi nel 2008 i concorsi universitari. Sergio si iscrive in tre sedi: Roma, Torino e Milano. Roma e Milano ancora devono rispondere, mentre solamente dopo due anni per il politecnico di Torino i suoi titoli e pubblicazioni “sono insufficienti persino a sostenere le prove orali per professore associato“. Nel frattempo, peró, grazie ai suoi titoli e pubblicazioni, ha vinto il concorso da professore ordinario a Glasgow. Dove attualmente lavora.
Ma neanche dall’altra parte dell’oceano si fanno attendere: Roger Schank, illustre docente di informatica e psicologia a Yale e grande esperto di intelligenza artificiale, contatta il nostro Luca e gli offre un lavoro in America. “Mi è stato chiesto di esportare oltreoceano le mie tecniche didattiche basate sull’uso delle nuove tecnologie. Schank mi ha garantito un ottimo stipendio e la possibilità di trasferirmi negli Stati Uniti per illustrare i miei progetti ai docenti americani“.
Nonostante l’ottima opportunità il professor Podcast non vuole perdere la possibilità di insegnare nel proprio Paese “quindi per ora realizzerò una piattaforma online tramite la quale collaborerò virtualmente con i colleghi statunitensi, in attesa che qui la situazione si sblocchi“. In che senso? “Non voglio che mi facciano diventare docente di ruolo solo perché mio malgrado sono diventato famoso. Pretendo che il governo si impegni seriamente per risolvere il problema del precariato in Italia. Solo allora, eventualmente, mi trasferirò“.
In Italia i cervelli non solo fuggono, ma vengono quasi cacciati deliberatamente.