Caso Schettino: l’oblio del perdono

par anna rita micalef
sabato 4 febbraio 2012

“Si può ben perdonare a un uomo di essere sciocco per un'ora, quando ci sono tanti che non smettono mai di esserlo nemmeno per un'ora in tutta la loro vita?”- diceva un tale di nome Francisco de Quevedo. Più facile a dirsi che a farsi... Come in ogni cosa umana del resto!

 Cogliamo al volo, se ci si offre l’ occasione, di mettere alla gogna qualcheduno. Il malcapitato di turno che ha avuto la grande sfortuna di commettere un errore che si è venuto a sapere. Perché sì: tutti ne commettiamo, chi più, chi meno gravi, nessuno è esente da cotanta specialità umana, eppure siamo sempre pronti a scagliare la prima pietra.

 
Non sarà, forse, perché scagliandola, ci sembra quasi di conquistare l’immunità? L’ essere accusatori è quasi una sorta di vaccinazione collettiva dal malanno umano del peccato: se accuso non potrò essere accusato,se colpisco non sarò colpito! E, dunque, tutti all’erta, tutti pronti a scrutare l’errore dell’altro, a puntare il dito, a non lasciargliela passare liscia... Ed è così che un misero comandante di nave da crociera si ritrova sul patibolo di un’opinione pubblica sempre più spietata, più intransigente e severamente fiscale in un giudizio che ha un che di UNIVERSALE. Quasi a raffigurare quel dito che ci sovrasta ogni volta che alziamo gli occhi al cielo, ogni volta che scrutiamo l’ alto della Cappella Sistina.
 
Forse che l’uomo vuol sempre più somigliare al Dio che, Unico e Solo, lo cacciò dal regno senza peccato del paradiso terrestre? Quasi che l’uomo voglia vendicarsi di quel disprezzo divino nei confronti di Adamo, reo, in fondo in fondo ,di aver morso una misera mela? Che può esser mai un misero morso nei confronti di una strage come quella della Concordia? E allora giù a condannare, a flagellare quel che resta di un uomo che era leader spavaldo. Che fu e non è più.
 
E non serve pensare che forse, dico forse, la colpa non sta tutta da una parte, che quel misero puntino perso su uno scoglio, di fronte al gigante che franava, avrà chiesto aiuto a chi più di lui poteva, a chi avrebbe dovuto, perlomeno, farlo ragionare. Che per un’ora intera, di fronte a quell’inferno, avrà cercato un’uscita “a riveder le stelle”… Ma, chi stava in alto, si lavò le mani e la coscienza come Pilato, perché ai superstiti sarebbe bastato uno Schettino qualunque da mettere sulla forca.
 
E se ci soffermassimo a pensare d’essere noi lo Schettino di turno? Ma è mai possibile che nessuno riesca a vestire i panni dell’altro? Che gli abiti altrui ci vadano sempre stretti?
 
Chi di noi ha provato anche solo per un attimo a pensare, a cercare di comprendere il groviglio di emozioni che hanno cavalcato le onde di quella mente confusa?
 
Basterebbe solo un attimo, un frammento dei nostri pensieri che si plasmasse nel cervello di quell’uomo per rendere plausibile un perdono. Un perdono qualunque. Per non privare di significato questo termine abominevole e spaventoso che tanta paura continua a farci.
 
Invece no! Non sia mai che il perdono possa lavare via ogni macchia. Come potremmo poi giustificare noi stessi nelle manchevolezze di ogni giorno?
 
Al contrario la rabbia, il disprezzo, la sedia elettrica sono la panacea d’ogni falla umana. Del resto solo Dio può condannare o perdonare!
 
Il tempo traccerà i suoi inevitabili percorsi, l’oblio che tutto annebbia ed ingrigisce farà il resto e con pochi euro e tante lacrime da coccodrillo chi era in alto conserverà la tribuna d’onore e chi, sulla platea dello scoglio, chiedeva un aiuto, sarà il lauto pasto per i leoni affamati.
 
E ancora una volta ognuno di noi si sentirà migliore, più pulito e senza macchia perché in testa conserverà l’ assurda idea d’essere un integerrimo De Falco.

Leggi l'articolo completo e i commenti