Caso Niki Gatti: le uccidono il figlio e poi le cancellano i ricordi

par Samanta Di Persio
giovedì 27 febbraio 2014

Ornella Gemini ha un dolore che la logora ogni giorno: un figlio che non tornerà mai più a casa. Niki Aprile Gatti venne arrestato a San Marino, insieme ad altre diciassette persone, il 19 giungo del 2008 con l’accusa di presunta frode informatica nell’ambito dell’inchiesta Premium. L’inchiesta Premium fu avviata grazie alle denunce di migliaia di utenti di Firenze e Arezzo truffati a causa della tariffa maggiorata degli 899 o attraverso connessioni illegali ad internet, e, come spesso accade, da una semplice truffa, si scoprirono attività mafiose: come il riciclaggio di denaro.

Ma ad un certo punto le indagini vennero interrotte (a differenza dell’inchiesta Telecom-Fastweb che toccò addirittura la collusione tra politica e la ‘ndrangheta.) Niki fu l’unico a non avvalersi della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio di garanzia si tenne il 23 giugno, il giorno dopo il ragazzo venne ritrovato morto nella sua cella. La procura di Firenze archiviò come suicidio nonostante un livido a forma di cerchietto sul braccio del quale nessuno saprà dire il motivo, perché l’esame tossicologico non venne mai richiesto, dichiarazioni dei compagni di cella di Niki che collidono, l’agente di custodia che dichiara di aver parlato con Niki alle 10 (ora del decesso), autopsia che in un prima momento parla di impiccagione con strisce di jeans, mentre il segno sul collo del ragazzo è sottilissimo.

La madre da subito inizia ad indagare e chiedere che venga fuori la verità, poiché tutti verranno scarcerati e la deposizione di Niki è tuttora secretata: a distanza di quasi sei anni non sappiamo che cosa dichiarò in merito all’inchiesta Premium. Subito dopo gli arresti ci furono due furti: uno nell’azienda dove lavorava il giovane e un altro nella sua abitazione. Per il secondo furto è stata condannata in primo grado la sua ex fidanzata, ma i 46 beni oggetto di indebita appropriazione, tra cui Pc, borse, valige e beni strumentali, non vengono ancora restituiti. 

La madre Ornella è stata privata di ogni cosa che potesse farle ricordare il figlio, degli indumenti che potessero farle sentire ancora il suo odore e così ha deciso di aprire un blog dove, quasi ogni giorno, lascia un commento per far conoscere Niki, per chiedere verità e giustizia, per rivolgersi a chi sa, ma non parla. Oggi le viene tolta anche questa possibilità, la mail della donna è stata clonata ed è stato cancellato il blog. A dolore si aggiunge altro dolore, a lacrime si aggiungono altre lacrime.


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