Caso Mesiano. Il giornalista e il padrone. L’Anm è in stato di agitazione

par Tintero
domenica 18 ottobre 2009

Dopo le dichiarazioni del Governo sulla giustizia di queste ultime settimane e non ultimo il pedinamento del giudice Mesiano da parte di Mattino 5, l’Anm entra in stato di agitazione

“Sono un giornalista Mediaset, non condivido quello che scrivo, sento ribrezzo per me stesso, ma mi dicono di farlo e io lo faccio, c’ho famiglia!". E’ probabilmente questo che molti giornalisti dell’esercito di Berlusconi si ripetono ogni giorno per giustificare il loro comportamento vergognoso. “Via di qua dove vado, se ora anche Rai è controllata dal Silvio?". L’ultimo atto di questo scenario è un servizio (se vogliamo chiamarlo così) mandato in onda giovedì scorso da Mattino 5 sul giudice Mesiano, colui che ha condannato il gruppo Fininvest a risarcire alla Cir di Carlo De Benedetti 750 milioni di euro per l’annullamento del lodo Mondadori.


Le telecamere di Mediaset hanno seguito il magistrato lungo un percorso che molti di noi fanno di solito ma senza spioni al seguito. Dal barbiere, passeggiando su e giù per un marciapiede, qualche minuto di relax su una panchina di un giardino mentre aspira una sigaretta. Ma lo scandalo del servizio, non è tanto l’intollerabile intromissione nella vita privata, cosa sbandierata ripetutamente a sua difesa dal Premier, ma l’obiettivo subdolo di denigrare e di far apparire “stravagante”, quindi inadeguata, la persona che ha avuto l’ardire di condannare Berlusconi per una vicenda che aveva visto prevalere Fininvest su Cir nel lontano1990.

Mentre le immagini riprendono il giudice Mesiano, in attesa del suo turno dal barbiere, la giornalista ricorda “le sue stravaganze alle quali siamo ormai abituati” ironizzando sul fatto che l’uomo continui a fare avanti e indietro, con impazienza, non riuscendo a stare fermo aspirando la sigaretta e poi ancora avanti e indietro. Insomma se non è matto, è alquanto bislacco. Seguiamo ancora il giudice nella sua passeggiata per le vie di Milano e, prima che la spiata abbia fine, il giudice, seduto sulla panchina, regala alla cronista “un’altra stranezza, perché con camicia, mocassino bianco, pantalone blu, il poveretto mostra calzino turchese, di quelli che non è proprio il caso di sfoggiare in tribunale”.



Il quadro è completo, l’uomo può ritenersi screditato se non distrutto. La gente ora sa chi è il magistrato che ha condannato Silvio Berlusconi e subito dopo promosso dal CSM. Questo è l’ultimo, deprecabile esempio dell’uso criminoso che il Premier fa della sua potenza mediatica e dei suoi cannonieri ormai scatenati su giornali e TV, pronti a distruggere ogni nemico del cavaliere buono e giusto che gli italiani si ritrovano a capo del Governo.

L’offensiva di Berlusconi, comunque, continua, spinto da una insaziabile frenesia da padrone del Paese. E’ deciso a “prendere il toro per le corna” e mettere mano alla giustizia, se necessario, modificando la Costituzione, anche se gli toccherà vincere la reticenza di Fini contrario a una riforma a maggioranza. Il premier è comunque lanciatissimo e dopo la bocciatura del lodo Alfano, con i giudici della Consulta sempre più di sinistra, il cavaliere senza macchia è deciso anche a ricorrere al referendum, chiamando il popolo a decidere. La supremazia mediatica non è più sufficiente a salvaguardare i suoi interessi e le sue malefatte, ora mira al controllo della magistratura attraverso il ministero della Giustizia.

L’Associazione Nazionale Magistrati, dopo le dichiarazioni di Berlusconi non si rassegna e proclama all’unanimità lo stato di agitazione decisa a “difendere ad oltranza i valori della Costituzione”, convocando assemblee in ogni distretto per valutare le iniziative da prendere, non escludendo neanche lo sciopero. Quello che sta accadendo in questi giorni deve preoccupare ancora di più tutti quelli che hanno a cuore le sorti della democrazia, anche se è sempre più difficile che il clima di conflitto permanente tra politica, magistratura, cittadini incolpevoli, possa attenuarsi se il rispetto delle regole non ritorna prerogativa di tutti, Premier compreso. Agli italiani non rimane che aspettare, stare all’erta e fare attenzione a non indossare calzini di colore turchese.


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