Caso Kazakistan: in Italia è lecito rapire e deportare donne e bambini?

par Fabio Della Pergola
giovedì 11 luglio 2013

Rapire una donna e una bambina, Alma Shalabayeva e la figlia, in regola con i documenti di identità personali, per spedirle in un Paese dove i diritti sono un’optional, significa infrangere l’intero sistema di regole del vivere civile e della solidarietà umana di cui il nostro Paese si vanta.

I responsabili di quello che è successo a Roma e di cui, molto lentamente, i giornali riferiscono, hanno nome e cognome. Si chiamano onorevole Angelino Alfano, Ministro dell’Interno; generale Arturo Esposito, dirigente dei servizi segreti (AISI) e Fulvio Della Rocca, Questore di Roma per l'attività decisiva del suo responsabile dell'Ufficio Immigrazione, Maurizio Improta, che difficilmente avrà agito da solo in una situazione delicata come questa.

Questi uomini hanno la responsabilità morale, prima ancora che civile e penale, di aver organizzato un trasferimento di persone innocenti in Kazakhistan; trasferimento sulla cui legittimità si dovrà esprimere la Magistratura, ma su cui sussistono fortissimi dubbi. Trasferimento forzato che, prima di ogni altra cosa, mette seriamente in pericolo la vita di esseri umani.

Uno stato non si comporta così: uno stato non rapisce per strada un rappresentante della comunità islamica perché questo chiede un alleato, così come uno Stato degno di questo nome non espelle come indesiderate o come clandestine - e nel giro di poche ore - una donna e una bambina perché questo pretende il padre padrone di un qualsiasi staterello asiatico il cui unico merito è di essere pappa e ciccia con quel plurinquisito e già ampiamente giudicato individuo che risponde al nome di Silvio Berlusconi.

Consegnare una donna e una bambina, moglie e figlia di un dissidente, ad un despota, di cui si vocifera di tutto tranne che sia un democratico e moderato gestore della cosa pubblica, si configura come una violazione insopportabile dei diritti dell’umanità e un'infrazione inaccettabile della legge in vigore a proposito di identificazioni ed espulsioni.

Questi uomini - Alfano, Esposito, Della Rocca, Improta - devono dare immediatamente le dimissioni dal loro ruolo. Perché o sono artefici e complici di un'azione gravissima o sono incapaci di ricoprire il ruolo che lo Stato ha affidato loro.

Questa gente deve smetterla una volta per tutte di considerare le istituzioni dello Stato come una proprietà privata da gestire a seconda delle convenienze e delle amicizie del boss di Arcore. Questa gente deve sgombrare il campo e tornare a studiare le materie "democrazia" e "legalità".

Non ci sono scuse che tengano. Ognuno di noi ha il dovere di prendere una posizione assolutamente intransigente su questa abitudine del tutto inaccettabile di concepire le relazioni internazionali e gli strumenti istituzionali del nostro Stato.


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