Caso Grecia: la UE vacilla ed i mercati perdono fiducia

par Francesco Rossolini
martedì 23 marzo 2010

Il caso della gravissima situazione economica in cui è precipitata la Grecia e l’incapacità della UE d’intervenire in modo incisivo, stanno erodendo la fiducia dei mercati finanziari nella solidità della UE stessa. 
 

Il franco svizzero ha guadagnato molto sull’euro fino a raggiungere il suo massimo storico, questo è un chiaro segnale di preoccupazione per la capacità della UE di gestire la crisi profonda delle sue aree più deboli. Si teme che oltre la Grecia anche la Spagna, con quasi cinque milioni di disoccupati, e l’Italia, ora con quasi tre milioni di disoccupati, vengano investite dall’effetto domino del tracollo finanziario dettato dall’aumento della disoccupazione e soprattutto dalla diminuzione delle potenzialità industriali.

La situazione è molto pesante, Barroso continua ad esortare la Germania, il paese più solido dell’Unione, ad intervenire in modo significativo a favore dalla Grecia. Ma anche la Germania deve fare i conti con i propri disoccupati e soprattutto con quella parte di opinione pubblica che non capirebbe l’importanza del salvataggio della Grecia.

Si ha l’impressione che la UE, che avrebbe potuto uscire rafforzata dalla crisi attestandosi come area stabile e poco incline al delirio dell’alta finanza, non sia stata capace di superare i particolarismi locali e soprattutto gli interessi personali dei politicanti, basti osservare la ridicola situazione italiana per farsene un’idea, ed abbia sprecato la rara occasione di divenire molto più incisiva a livello internazionale.

La Cina è in forte ripresa con un PIL che cresce con percentuali a due cifre, l’India segue anche se più lentamente e gli USA hanno la rare fortuna di avere un Presidente capace di toccare nel profondo l’orgoglio e la voglia di ripresa degli statunitensi.  

La UE, soprattutto nelle aree meridionali, rimane imbrigliata in una sorta di limbo. La classe dirigente e politica di paesi come la Grecia e l’Italia ha un’endemica mancanza di prospettive e una radicata intolleranza alla meritocrazia. Corruzione, nepotismo, clientelismo e mediocrità diffusa la fanno da padroni. 


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