Caso Formigli, purtroppo ha ragione la Fiat: un servizio inutile

par Giovanni Chianelli
venerdì 24 febbraio 2012

Da giornalista, che vuole essere libero di condurre inchieste e vuole muoversi nella totale autonomia di critica, per una volta do ragione al tribunale che ha condannato Corrado Formigli e la Rai per la pubblicazione del servizio definito denigratorio dell’immagine della Fiat. Certamente la pena, sui 6 milioni di euro, è enorme e i motivi per cui l’azienda torinese avrebbe potuto calcare di meno la mano, magari chiedendo una rettifica o un contraddittorio, sono tantissimi; però stavolta la libera informazione, verso cui tutti sono così prodighi di difesa, ha toppato.

Ricostruiamo il fatto: nel corso di una puntata di Annozero, dedicata alla trattativa sul contratto di lavoro tra la Fiat e gli operai, viene trasmesso questo test, costruito da Formigli, con un confronto tra tre auto di uguale categoria ma diversa fabbrica; nella fattispecie una Mini, una Citroen e una Alfa Romeo. Alla fine della prova la Alfa Romeo sarebbe risultata quella meno veloce di un paio di secondi. Ora, sorvolando sul fatto che le prestazioni di un’auto non si giudicano dalla velocità ma da altri fattori come tenuta di strada, rendimento sul bagnato, confort di guida, e che comunque la Alfa Romeo non è arrivata dopo un quarto d’ora ma qualche istante, mi domando: perché ha voluto quel servizio, il buon Formigli?

Non sia confuso con atteggiamento mafioso, il mio: non sto chiedendo di mettere la testa sotto la sabbia di fronte a crimini o ruberie. Ma non so proprio che senso e che contenuto giornalistico abbia. Si legge che così facendo il cronista voleva confutare le dichiarazioni di Marchionne sul livello raggiunto dai prodotti Fiat. Si potevano fare altre cose, meno spettacolari: magari analizzando le vendite, facendo indagini su altri mercati, o, alla vecchia maniera, intervistare i consumatori. Sicuramente professionisti come Formigli e gli autori della redazione di Annozero sanno molto meglio di me come avrebbero potuto rendere più efficace l'informazione.

Non è vero che tutto va messo sotto i riflettori. Ci deve essere un’intelligenza, nel fare inchiesta. Interrogare la realtà non significa farsi domande inutili. Inutile, ecco cos’era quel servizio. Oltre che non particolarmente incisivo. Perché è stato trasmesso? Per provocare, è l’unica risposta che riesco a darmi. Nessuno mi sentirà mai sostenere che la Fiat sia un’azienda intoccabile: ma ci sono tanti altri modi per criticarla. E qui tirerei in ballo le responsabilità del conduttore, Santoro, che invece è stato giudicato estraneo al fatto. Da giornalista di razza ha sicuramente riconosciuto la non particolare pregnanza del servizio. E se lo ha voluto, era solo per mettere alla berlina (è il caso di dirlo) i vertici del Lingotto. A cui forse non è parso vero potersi rivalere tanto facilmente sulla Rai, a cui ora spillerà quasi sei milioni di euro, perché Formigli, obbligato in solido, non dispone sicuramente di quella cifra. Un’occasione sprecata per il giornalismo, dunque, e per l’erario: da cui esce vittoriosa, ancora una volta, l’azienda che da oltre un secolo lucra sulle spalle degli italiani.


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