Caso De Magistris: atto finale

par Ettore Scamarcia
sabato 10 gennaio 2009

Cacciati i 7 magistrati appartenenti alle Procure di Salerno e Catanzaro dopo le vicende che le hanno viste coinvolte riguardo le inchieste di De Magistris. Alfano chiede il licenziamento per il procuratore salernitano Luigi Apicella.

Ingiustizia è fatta.

Atto finale e vittoria dei poteri forti: il ministro della Giustizia(?) Angelino Alfano ha disposto il trasferimento in via d’urgenza di sette magistrati appartenenti alle Procure di Salerno e di Catanzaro, autorizzando così il Csm (divenuto ormai buono solo a rimuovere magistrati) a procedere. La motivazione è data dallo "scandalo" e dal "clamore" che suddette toghe avevano suscitato all’interno della magistratura.
Il provvedimento più duro, guarda caso, ha colpito il procuratore di Salerno Luigi Apicella; responsabile, secondo Alfano, di aver dimostrato una "assoluta spregiudicatezza" ed una "assensa del senso delle istituzionI" tale da renderlo "incompatibile con l’esercizio di qualsiasi funzione all’interno della magistratura".
Per indorare la pillola ha reso noto che anche le toghe di Catanzaro saranno trasferite per incompatibilità ambientale. Vecchia tattica del potere.

Ascoltare Luigi De Magistris è stata una colpa che i magistrati salernitani hanno pagato caro. Perfino il sindacato che dovrebbe garantire loro tutela e diritto, ovvero l’Anm, tramite il presidente Luca Palamara (il cui predecessore Luerti era indagato nell’inchiesta Why Not) ha dichiarato che "il sistema istituzionale ha dimostrato di avere gli anticorpi". Forse il sistema istituzionale è affetto da una malattia autoimmunitaria, caro Palamara, perchè tutta l’Italia ormai sa che vi sono gruppi di potere, peraltro ben identificati dalle inchieste del pm napoletano, che hanno diffuso una metastasi irreversibile in tutti gli ambiti dello Stato di diritto. E anche il nostro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ama tanto passeggiare nelle strade chic della sua città mostrando così un forte segnale di speranza da parte delle istituzioni, ma che in realtà è bravo solo a bloccare il traffico a causa delle continue "visite istituzionali" a Villa Rosebery in Posillipo (ma a chi vuol prendere in giro, verrebbe da dire), affermò con forza che si rischiavano “eccessi di discrezionalità”, “rischi di arbitrio” e “smanie di protagonismo personale” nella vicenda.



Tutti coinvolti. Nessuno si salva.

Sorprende ancora una volta come non emerga dall’informazione italiana la verità. Ovvero che la Procura di Salerno ha tutto il diritto di indagare Catanzaro, in quanto gli compete per legge. E che i magistrati avevano verificato sia le deposizioni di De Magistris, sia quelle dei suoi accusatori. E le denunce di queste persone erano cadute, mentre erano rimaste in piedi quelle del magistrato partenopeo. Salerno chiese più volte gli atti, ma Catanzaro rifiutò, così il procuratore Luigi Apicella autorizzò il sequestro degli atti riguardanti le inchieste. Di lì il contro sequestro, qui illegale, della Procura di Catanzaro che ha causato il putiferio. Il tutto viene immediatamente strumentalizzato ad arte dal governo per velocizzare ulteriormente i progetti del Cavaliere di metter mano al tanto agognato disegno di riforma della magistratura e di stretta alle intercettazioni (di fatto un vero e proprio annullamento).

A parte l’evidenza ormai accecante della malafede dei nostri uomini politici, il punto è: si può andare avanti così?


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