Caso Berlusconi: una vergogna di fronte al mondo

par paolo
martedì 10 settembre 2013

Quello che sta accadendo in queste ore, seguito dai media di mezzo mondo , è una cosa, più di altre, che dovrebbe farci vergognare di essere italiani.

Ieri si è riunita la Giunta per le immunità del Senato per deliberare la decadenza e la non eleggibilità dalla carica di senatore di Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva a 4 anni per frode fiscale nella sentenza Mediaset .Già il fatto che in un paese "civile " una condanna per un reato così grave, atteso che il condannato non ha avuto la decenza di dimettersi spontaneamente, non sia automaticamente sufficiente a decretare l'indegnità a ricoprire un ruolo istituzionale, è di una gravità inaudita.

Se poi si aggiunge il fatto che si è sentita la necessità di dover formulare una apposita legge (Severino - dic 2012), votata anche dal Pdl, per emanare una norma che ribadisca che un delinquente non può far parte delle istituzioni e se, infine, si tiene conto che per affermare questa norma debba riunirsi una apposita giunta deliberante, capirete che non c'è alcun limite al grottesco. Come non bastasse nel frattempo, dopo aver minacciato astrusi ricorsi di incostituzionalità e tentativi di annullamento della sentenza sulla base di fatti "nuovi " di pura fantasia, il Pdl ha presentato ricorso alla Corte Europea di Strasburgo per tentare la strada di un giudizio sovranazionale. Naturalmente questo ricorso, scritto evidentemente dall'entourage dei suoi avvocati, presenta Silvio Berlusconi come un perseguitato politico che da vent'anni combatte contro un potere cinico e soverchiante deciso a farlo fuori per via giudiziaria. Insomma una sorta di Nelson Mandela che combatte per affermare i nobili principi di democrazia e di giustizia. Ridicolo.

Premesso che con assoluta certezza questo ricorso verrà rigettato, stante il basso profilo del soggetto appellante e la totale insussistenza delle argomentazioni, la sola dicitura dell'intestazione “Silvio Berlusconi vs l'Italia” oltre all'assurdità di un ricorrente contro se stesso, in quanto premier di questo traviato paese per diversi anni, ci espone al ridicolo di fronte al consesso mondiale, molto peggio dell'affondamento della Costa Concordia e successivo "squaglio" del comandante Schettino.

Mentre scrivo filtrano le prime indiscrezioni sulla relazione che Andrea Augello, senatore del Pdl, ha sottoposto all'esame della Giunta per le immunità del Senato. Durante un break dei lavori il senatore del M5S Mario Michele Gianrusso ci riferisce che, sostanzialmente il relatore Augello, senza produrre un dispositivo conclusionale, fatto a dir poco inusuale, praticamente ha tenuto banco per oltre tre ore per ribadire i seguenti tre punti pregiudiziali :

a) La Giunta ha potere giurisdizionale e non meramente amministrativo .

b) Si deve deliberare non sulla base, ma in dissenso della legge Severino (questa è la sostanza). Con tutti i distinguo su eleggibilità e decadenza per una carica elettiva .

c) bisogna attendere l'esito del ricorso a Strasburgo.

La prima è irricevibile in quanto la Giunta delibera sulla base di una norma che si applica ad una situazione di fatto (la condanna) e quindi non formula nessun giudizio di merito della sentenza. Insomma non è un quarto grado di giudizio ma la mera applicazione di una sanzione amministrativa che afferma che un delinquente, con quel tipo di condanna, è indegno di stare nelle istituzioni .

La seconda tenta il giochetto della non retroattività degli effetti, partendo dal presupposto che una legge non può applicarsi per fatti antecedenti all'entrata in vigore della medesima. Pretestuosa stupidaggine in quanto la Severino non si applica su un reato che quando commesso non era previsto dalla legge, ma sugli effetti di quel reato, ovvero la condanna definitiva.

La terza è un puro e semplice espediente dilatorio per guadagnare tre o quattro mesi (tanto è l'attesa prevista per il giudizio della Corte di Strasburgo).

Quello che sta emergendo è insomma una indecente quanto inutile manfrina dilatoria, visto che a breve la Corte d'Appello di Milano rimodulerà l'interdizione dai pubblici uffici richiesta dalla Corte Suprema di Cassazione. Una manfrina posta in essere, senza alcun scrupolo etico o morale, da quella incredibile ed inquietante corte dei miracoli che circonda l'illustre pregiudicato, con l' unico scopo di rimandare il più possibile la sua espulsione dalle istituzioni di questo paese. Prendere tempo, probabilmente per organizzarsi per fini elettorali (rilancio di Forza Italia) o chissà che per altro espediente.

Ma la vergogna che ci sta sommergendo non trova eguali nella storia di questo paese, pur macchiato da ombre e misteri che ancora oggi non trovano soluzione. Mettetevi nei panni della opinione pubblica europea (la nostra casa comune), già giustamente in pregiudizio nei nostri confronti, nei cui paesi aderenti (tutti, nessuno escluso) è sufficiente un sospetto, non dico una condanna, anche solo di primo grado, per indurre un politico a dimettersi o il suo partito ad espellerlo. 

Provate a spiegare come un delinquente possa tenere un intero paese prigioniero delle sue follie, manovrando l'opinione pubblica e giostrando a suo piacimento tra leggi ed interpretazioni, mobilitando una batteria di avvocati che lui stesso ha messo in Parlamento e la cui parcella quindi viene pagata da tutti noi. Altra trovata geniale conseguente al farsi un partito personale, ovvero pagare le parcelle dei suoi avvocati con soldi pubblici.

Questo signore è almeno un ventennio che gioca sulla pelle di tutti, avendo formalizzato la teoria che il consenso giustifica qualsiasi cosa, che l'essere "famoso”, così ho sentito un suo supporter definirlo, da diritto all'impunità. Come se per Madonna o Maradona le leggi non fossero applicabili. Si è circondato di centurioni pronti a tutto, anche a dichiarare che Ruby era la nipote di Mubarack, che non hanno nessun pudore nell'anteporre i propri interessi personali o di partito a quelli del popolo, stretti in un sodalizio che ha più i connotati di una "banda" piuttosto che di un partito.

Ma forse non tutto è perduto, questa volta la corda gli si sta stringendo intorno al collo e al momento per lui non si vedono scappatoie, ovvero quelle che gli derivavano dall'avere una corposa maggioranza in Parlamento che consentiva di farsi leggi "motu proprio” e che gli hanno consentito di farla franca per anni. E questa volta non potrà neppure contare su una campagna acquisti perché si trova stretto tra due contendenti che reclamano il merito di staccargli per primi la testa. Sia per il M5S di Grillo (suo malgrado), che l'inciucesco PD, a meno di sorprese clamorose nel segreto dell'urna , sono incastrati in una sorte comune che è quella di non voler apparire come i salvatori di Silvio. Soprattutto per il PD, che è il meno accorto ed inquadrato dei due, se Silvio si salva è la fine matematica .

Resta purtroppo la vergogna di fronte all'opinione pubblica mondiale di un epilogo ancora più indecente di quanto la storia di quest'uomo ci avesse già offerto nel corso di almeno due decenni. È il suo ultimo cadeau prima (forse) di andare a ramengo nel lusso della sua vita e nelle miserie della sua esistenza. A meno che, chissà , mai disperare. Se succedesse faccio una gigantografia e ci tappezzo la parete della sala. Voglio che rimanga ai posteri come riscatto per le umiliazioni civili subite.

Bisognerebbe attivare un "Class Action" per chiedere i danni morali e materiali causati dal discredito internazionale che ha prodotto questo individuo ed il suo circondario. Ma probabilmente sarebbero incalcolabili.

Foto: Wikimedia


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