Casamonica a Porta a Porta: quando gli italiani preferiscono l’ipocrisia

par Emilia Urso Anfuso
venerdì 11 settembre 2015

Schiavone su La7 generò meno scandalo di due appartenenti di un clan - entrambi incensurati - negli studi della televisione nazionale. E’ l’ipocrisia nazionale che lo impone.

La sera del 29 dicembre 2013, nella trasmissione su La7 “Servizio Pubblico” condotta da Michele Santoro, era presente in studio – in qualità di invitato alla trasmissione – Carmine Schiavone, boss indiscusso della malavita campana, uno dei consiglieri e amministratori del clan dei Casalesi, collaboratore di giustizia, morto quest’anno in febbraio per un attacco cardiaco.

Carmine Schiavone, in studio, raccontò senza fare una piega la realtà dei rifiuti tossici sversati senza ritegno nei terreni campani. Ciò che apparve incredibile, almeno a mio parere, non fu tanto la sua presenza in trasmissione, quanto il fatto che, a una giovane cittadina campana, che gli chiedeva conto e ragione della contaminazione dei territori abitati, Schiavone rispose semplicemente: “Voi avete sempre visto ciò che facevamo, ciò che avveniva. Non avete mai detto una parola”.

La giovane suffragetta fu zittita in meno di un minuto, Schiavone si alzò, si tolse il microfono e lasciò lo studio.

Schiavone aveva ragione. Dov’era la popolazione campana quando i camion, alla luce del sole, seppellivano tonnellate di rifiuti tossici nei terreni che, in tal modo, venivano a loro volta intossicato e quindi, divenivano man mano la fonte di alimenti tossici che tutti prima o poi, avremmo mangiato?

Se abiti in un territorio ad alto rischio delinquenziale, controllato da cosche malavitose, ci sta che vedi con i tuoi occhi ciò che di illegale accade intorno a te, ci sta anche che hai paura. Ma sono certa che, se i cittadini di questi territori – in massa – si fossero ribellati agli sversamenti tossici, avrebbero rischiato una cosa: maggior rispetto. Sia dalla malavita organizzata che dalle istituzioni.

Del caso Schiavone in studio a Servizio Pubblico all’epoca si è parlato, ma non si è sollevato un polverone assurdo. Non è intervenuto pesantemente il mondo politicoo quello civile. Certo, siamo su La7. Non è mamma Rai, la TV di Stato controllata dai partiti, dove a farla da padrone è l’ipocrisia propagandistica.

Schiavone su La7 generò meno scandalo di due appartenenti di un clan - entrambi incensurati - negli studi della televisione nazionale. E’ l’ipocrisia nazionale che lo impone.

Transeat. Quest’apertura, mi serve per giungere al tema di oggi: Bruno Vespa invita in studio due esponenti – fra i rari incensurati – della famiglia Casamonica, esteso clan abruzzese, migrati a Roma e in parte del Lazio circa mezzo secolo fa. I Casamonica sono noti a tutti. Cittadinanza e forze dell’ordine. Uno dei business più redditizi in mano al clan, è quello dell’usura. Tassi che vanno anche oltre il 300%. Alcuni hanno in mano anche altri affari: droga, truffe, estorsioni. 117 arrestati. Alcuni ai domiciliari. Non ci vuole l’esperienza investigativa per sapere, in alcuni casi.

Dei Casamonica, si parla poco. Tranne quando, a causa della morte del capostipite Vittorio, lo scorso agosto va in scena il funerale del boss. Sappiamo tutti di cosa sto parlando. Il Sindaco Marino è ai Caribi in vacanza. La Capitale, semideserta. Le esequie vanno in scena. Potevano passare inosservate. A volte però, in una società che si sta in qualche modo risvegliando da un torpore atavico nei confronti della realtà dei fatti, capita che a qualcuno “parta il boccino”, come si dice. Si levano le prime indignazioni popolari. Facebook e Twitter fanno, come al solito, da cassa di risonanza. Il caso viene allo scoperto. E’ scandalo.

Scandaloso sarebbe in realtà, il fatto che sia stato permesso a un elicottero di sorvolare lo spazio aereo capitolino senza alcun tipo di autorizzazione. Con la sicurezza di una città, specialmente di questi tempi, non si deve scherzare. Mai. Se dall’elicottero fossero piovute bombe o capsule di gas esilarante (…) con chi ce la prenderemmo oggi, con i Casamonica o con le istituzioni?... I problemi vanno riflettuti sempre, e non urlati di pancia.

Il carro funebre coi cavalli – giunto da Napoli – la tromba che intona le note di “Il Padrino”, le gigantografie di Vittorio Casamonica eletto “Re di Roma”. Non è che servisse l’intelligence per capire cosa stesse accadendo e chi fossero i protagonisti di questa vera e propria rappresentazione della libera circolazione, sul nostro territorio, del potere dominante parallelo – ma a volte coeso - alle nostre istituzioni.

La cittadinanza “social” insorge e lo fa anche nella vita reale. Alle istituzioni tocca tornare un attimo sul pianeta terra, lasciare la sdraio e le pinne sulla spiaggia, e tornare a dare risposte ai cittadini incazzati. Ne va dell’immagine…

I fatti si conoscono: a Gabrielli tocca l’onere di presenziare a una conferenza Stampa durante la quale non riesce a trattenere il tono polemico contro Marino “Ci parlo fra un’immersione e l’altra”…facce scure, problemi in vista.

Bruno Vespa nel frattempo, lavora alla riapertura della trasmissione Porta a Porta. L’Estate sta proprio finendo. Nella prima puntata, l’invitato importante è il Premier Renzi, che tenta di sfruttare l’occasione mediatica per fare il magnificat del suo Governo: parla di riforme e di uscita dalla crisi. E parla di Jobs Act, il suo giocattolo preferito. Giunge a dare numeri – in tutti i sensi – e spara lo slogan propagandistico del momento: “Grazie al Jobs Act, 247.000 nuovi posti di lavoro”. Vespa non si lascia sfuggire un’occasione ghiotta, quella che – lo ammetto – avrei desiderato poter cogliere io, da giornalista: chiedere al premier se in effetti, si tratta di 247.000 nuovi posti di lavoro o in realtà, sono riconversioni di contratti a termine.

Panico. Renzi comincia a balbettare. Sciorina frasi senza senso sul fatto che il governo abbia due tipi di dati: quelli forniti dall’Istat e quelli forniti dall’INPS. Vespa non molla e torna a formulare la domanda: risposta di Renzi “Al momento il dato preciso non lo so”… Ha chiarito in TV cosa significhi propaganda politica e presa per i fondelli contro i contribuenti. Non è stato un bel vedere. Ma il giornalismo buono questo dovrebbe fare: far emergere la realtà. La verità. Specialmente quando è scomoda. In questo caso, Bruno Vespa ha fatto un ottimo servizio ai cittadini.

Si cambia scena. Si annuncia la presenza in studio di due esponenti dei Casamonica. Chi ha visto la puntata, sa di cosa parlo. Una delle figlie del deceduto Vittorio Casamonica e un suo nipote, sono invitati in studio. Si presentano col loro avvocato storico, quello che da 30 anni si occupa delle beghe giudiziarie del clan. Molti di coloro che hanno seguito la puntata, hanno colto solo il lato folkloristico della cosa. Vera Casamonica è un personaggio. In tutti i sensi. Vespa prova in ogni maniera a scollare la cortina compatta che avviluppa i due Casamonica – incensurati ripeto – nel decretare la loro totale estraneità agli affari illegali della grande famiglia. Sembra un gioco, uno scherzo. Sta di fatto che in studio ci sono due incensurati, che lo siano per la maestria del loro avvocato poco importa, lo sono a tutti gli effetti per la Legge italiana, che con il sorriso stampato sulle labbra, rispondono secondo il loro personale parametro a ogni domanda posta da Vespa e da altri due giornalisti in studio, la cui presenza è servita solo a dare il senso di un dibattito bipartisan.

Apriti cielo: il mattino seguente, insorgono tutti. Politici di ogni schieramento, il sindaco di Roma tornato dai Caraibi e quindi, energico abbastanza per lanciare dichiarazioni di dubbia coerenza, il popolo di Facebook “schifato” della presenza di due Casamonica in studio (per la maggior parte degli italiani del centro nord e del centro sud, se non si fosse creato il caos provocato dai funerali in pompa magna, avrebbero continuato a non sapere chi fossero questi abruzzesi e coloro che li conoscono da sempre, avrebbero continuato a non nominarli invano…

Vespa messo alla gogna: non s’invita la realtà in studio. Giornalista cattivo. Meglio la propaganda di Stato, meglio l’ipocrisia, meglio le menzogne. La realtà, quella no. Il popolo non vuol vederla in scena. Sanno che esiste, ma deve restare un concetto appannato.

Il Sindaco Marino, s’imbarca in una campagna punitiva a suon di “A guardare Porta a Porta si fa peccato. Roma oltraggiata”… Marino in vacanza deve aver dimenticato Mafia Capitale, il caso Monte Paschi di Siena e qualche altro scandaluccio in seno al suo partito di riferimento, il PD.

L’ipocrisia va in scena e gli italiani – molti di essi - la sostengono. E’ questo che non si comprende appieno. Il nostro lavoro è quello di raccontare le cose. Svelare la realtà che molti non conoscono. Presentare fatti che altrimenti i cittadini non conoscerebbero. Quando un giornalista non fa le cose che ho appena elencato, non è un buon giornalista. Non fa il suo mestiere con onestà intellettuale. Ce ne sono diversi. Quelli a libro paga dei giornali di partito. Eppure, la gente ogni giorno, pende dai loro articoli.

Vespa ripeto, ha fatto il suo mestiere. Ha scoperto una realtà. L’ha sbattuta in faccia a milioni di italiani, quelli che ogni giorno rivendicano – sui social… - il diritto a sapere. Poi però, sono gli stessi che preferiscono avere in studio a Porta a Porta un Renzi che, messo alle strette su una notizia puramente manipolata per propaganda politica, non sa cosa rispondere.

Italiani decidete: volete voi esser presi per i fondelli dalle promesse mai mantenute, dagli slogan triti e ritriti dei politici che li ripetono identici in ogni talk show, o preferite vedere cosa accade davvero intorno a voi?

Che ne siate consci o meno, siete sempre voi, a decidere.


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