Casa Bianca: dopo Obama un ebreo o una donna?

par Fabio Della Pergola
martedì 9 febbraio 2016

La corsa delle primarie oggi affronta il New Hampshire.

E in America un brivido corre lungo la schiena dei benpensanti tradizionalisti di area wasp (white, anglo-saxon, protestant), cioè della classica élite sociale ed economica abituata a gestire il potere negli States barcamenandosi un po’ nella abituale altalena fra repubblicani e democratici.

Le primarie in corsa sembrano favorire, ma siamo solo ai primi passi, le ale estreme dei due storici schieramenti.

Da una parte l’outsider Bernie Sanders, un vecchio ebreo newyorkese dichiaratamente socialista (davvero uno dei pochi che hanno il coraggio di definirsi tale nell’ambito della sinistra americana) capace di entusiasmare i giovani americani ricordando che "con Obama abbiamo avuto sette anni di crescita economica ma i suoi frutti sono andati per i due terzi all'un per cento dei più ricchi...".

Mettendo il dito nella piaga delle questioni globali da cambiare: una bella utopia (che è meglio non abbandonare mai), ma pur sempre un'utopia allo stato attuale delle cose. Per questo la gran dama della famiglia Clinton, una ultrapragmatica Hillary molto battagliera e determinata, resta la grande favorita alla successione di Barack Obama alla Casa Bianca (e però per ora rosica: "Piacerebbe anche a me, trascinare i giovani come sta facendo il senatore Sanders").

Sul fronte opposto, un grossolano buzzurro arrogante e politicamente scorretto, dalla battuta greve e la capigliatura decisamente improbabile (quasi peggio del bitume berlusconiano).

Fra i litiganti si affaccia sempre più pressante il tycoon dell’informazione e miliardario bostoniano Michael Bloomberg, anche lui di origini ebraiche, ex sindaco di New York ed ex repubblicano (oggi indipendente) per quanto molto vicino alle idee democratiche in merito ai diritti civili. Capacissimo quindi di raccogliere voti sia nel bacino elettorale di una sinistra intimorita dal “radicalismo” di Sanders (il tam tam antiradicale si è già scatenato), sia in una destra inorridita da Trump, ma molto perplessa anche sul muscolare Marco Rubio ("In un mondo multilaterale l’America deve poter continuare ad agire unilateralmente, se serve") o, peggio, sul fanatico oltranzista Ted Cruz (“limitare le immigrazioni ai soli cristiani”), entrambi di origini cubane; cioè scelti apposta per limitare i danni in un paese sempre più multietnico (in senso latino).

Insomma gli Stati Uniti esistono dal 1776 e forse ora eleggeranno un presidente di origini ebraiche (Bloomberg, non Sanders) o una donna, dopo un nero; le cose cambiano quindi al di là dell’Atlantico, forse nel tentativo di lasciare che rimangano, in fondo, sempre le stesse: assuefatte alla solita predominanza wasp.

Sanders a parte, sia chiaro.


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