Caro on. Crosetto.. Quando la Rai impacchetta le notizie come se fosse l’Istituto Luce

par Alessandro Francesconi
giovedì 3 settembre 2009

 

Giovedì 3 settembre, ore 7.14 di un mattino che mi coglie particolarmente assonnato. Sullo schermo della tv appena accesa il teatrino di RaiUno che rischia di farmi sputare il caffè: l’onorevole Crosetto, sottosegretario alla difesa, seduto in studio osserva con sguardo fiero le immagini di un servizio, costruito in stile "cinegiornale di propaganda di inizio secolo (scorso)", che lo ritrae mentre, vestito da militare, passa in rassegna le truppe italiane ad Herat, salta agile (più o meno) su un elicottero da trasporto ed attraversa mezzo Afghanistan per andare a "far visita ed a congratularsi con i nostri militari impiegati in sperduti avamposti in mezzo al deserto". La voce in sottofondo ricorda quella di Fascisti su Marte, non fosse che quella aveva pieno contesto dentro un pamphlet satirico e questa invece fa parte a pieno titolo della struttura dell’informazione nel nostro Paese. 

Il racconto trionfale sfuma poi in un’entusiasta analisi del contesto geopolitico afgano, momento in cui Crosetto, affiancato dal conduttore, si sente in dovere di spiegare il ruolo prezioso svolto dai militari in quelle zone e, quando dietro di loro appare l’ormai famosa foto dell’elettore mutilato con taglio di naso e orecchie da parte dei talebani, il simpatico duetto si lancia in una curiosissima sequela di affermazioni in po’ improbabili il cui riassunto è: questa foto prova che: 

- grazie ai nostri militari si sono tenute libere elezioni

- i nostri militari proteggevano i votanti;

- la democrazia è importante;

- l’Afghanistan si è emancipato.

Caro Crosetto, mi viene solo da pensare, e lo scrivo così, per come mi ha attraversato il cervello in questa mattina di inizio settembre, che se fossero state "libere elezioni" non avreste avuto necessità di truccarle, non si sarebbe rischiata una guerra civile, in un paese già martoriato da una guerra folle, a causa di un risultato dubbio che avrebbe dovuto portare almeno al ballottaggio. Se i soldati italiani hanno protetto i votanti non mi sembra che ti/vi faccia gioco provare a dimostrarlo con una foto di un votante mutilato, questa io la chiamo negazione della realtà evidente. Che la democrazia sia importante poi, nessuno, a parte voi, lo mette in dubbio. Nel senso che è curioso sentir tutto questo gran parlare dei valori della democrazia quando si è a migliaia di chilometri dallo stivale in cui, invece, quegli stessi valori vengono negati e calpestati ogni giorno. Questo governo avrebbe avuto qualcosa da insegnare ai talebani ma, temo, che in quanto a capacità democratiche deficiti un po’. Non credo che aiutino nemmeno, in tal senso, i contractor "selvaggi" (come li definiscono ormai diversi quotidiani) che vengono impiegati in gran numero secondo una formula che funziona più o meno come se si sciogliesse un branco di Pitbull dentro un pollaio, solo che invece di chiamarsi Pitbull si chiamano ArmourGroup ed invece di far strage di polli questi massacrano uomini donne e bambini.

E’ per questo che sostenere la tesi di un Afghanistan che sta trovando la via dell’organizzazione democratica risulta quantomeno ridicolo (almeno quanto sostenere che lì la guerra è finita). Forse sarebbe il caso, anche per i governi che quella guerra l’hanno voluta e sostenuta, di smettere di tentare l’occultamento di una verità palese e di iniziare a capire come si fa, dopo aver distrutto un paese avendolo messo in una condizione ancora peggiore di quella che lo vedeva soggiogato da un regime folle come quello talebano, avendolo abbandonato, di fatto, a mille organizzazioni tribali, alla ferocia della rappresaglia continua, al caos generale, come si fa, appunto, a ridurre il danno ed a dare qualche garanzia ad un popolo che ha conosciuto il democratico occidente emancipato attraverso i suoi bombardamenti a tappeto e che oggi rischia di ricadere in un buio ancor più nero di quello che venne accecato delle bombe sette anni fa.


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