Caro Monti, forse non sa cosa significa equità

par Pompeo Maritati
giovedì 5 gennaio 2012

Ho auspicato, desiderato, agognato la venuta del Prof. Monti al timone del governo italiano. Avevo scommesso sulla sua professionalità, peraltro riconosciuta a livello internazionale. Ho plaudito sin dal primo momento in cui la presidenza della repubblica manovrava in questa direzione, ritenendo questa scelta, veramente l’ultima sponda per una nazione alla deriva, grazie all’incoscienza politica e al menefreghismo dilagante di fronte a scenari di seria preoccupazione economica e sociale. Dopo oltre un mese dall’insediamento del nuovo governo abbiamo assistito al varo della manovra finanziaria il cui aggettivo prevalentemente attribuito dagli stessi componenti il governo è stato “Equità”. Sacrifici equiparati a lacrime e sangue ma “Equi”.

Mi scusi Prof. Monti, desidererei capire una cosa molto importante, al di sopra di ogni altra cosa: “Conosce la lingua italiana? L’ha forse un po’ dimenticata, vista la sua lunga permanenza in Europa? Sa cosa vuol dire equità?”.

Glielo spiego in poche parole: l’equità, in materia di partecipazione ai sacrifici, si ha quando tutto un popolo partecipa in pari proporzioni al risanamento dei propri conti. Meglio ancora, ognuno partecipa in funzione della sua personale ricchezza.

Crede lei che questo sia stato applicato? E’ seriamente e concretamente convinto che il solito pensionato o il lavoratore a stipendio fisso, pagherà quanto i soliti noti che sino a oggi si sono arricchiti proprio a scapito delle fasce più deboli? Pensa ancora che si possa parlare di equità, quando di patrimoniale non se parla proprio e dove a pagare l’ex ICI, ora IMU, lo dovrà fare in ugual misura anche il pensionato con meno di un migliaio di euro al mese? 

Alla timida proposta di liberalizzazione degli ordini professionali ha immediatamente fatto marcia indietro. Perché? Perché, non lo sapeva che queste caste le avrebbero alzato subito le barricate? Allora se ne ha proposto la modifica perché non è andato a fondo?

Pensa sul serio che liberalizzare l’apertura degli esercizi pubblici sia quello di cui il paese ha bisogno, o ha fatto un semplice regale natalizio alla solita grande distribuzione, di proprietà delle grandi lobby della finanza a scapito dei piccoli e medi esercenti?

Ha aumentato a raffica le tasse, in particolare quelle che vanno a incidere sui costi dei carburanti ribaltandosi ovviamente sui costi dei prodotti di consumo partecipando così al già vistoso incremento del costo della vita. La benzina, quella verde, ha toccato l’euro e ottanta centesimi a litro. Cose da pazzi: oggi costa di più di un litro di vino o di un litro d’olio d’oliva. E lei gentile Presidente del Consiglio dei Ministri, sa che tutto ciò ci porterà in recessione e che è stata imboccata la strada della Grecia, alla quale l’imposizione di tasse aldilà del normale buon senso, ha prodotto quest’anno una riduzione del PIL di oltre il 14%? Come farà a far crescere l’economia una volta innescata inesorabilmente la recessione? Lei la bacchetta magica purtroppo non ce l’ha e a quanto pare, mi scusi, per quello che ho visto sin’ora, non mi pare che abbia nemmeno le idee chiare sul futuro di questa Italia.

Come si può parlare di equità, di sviluppo se oggi a pagare sono sempre i soliti, dove possibili risorse utili al parziale risanamento dei conti pubblici non sono nemmeno prese in considerazione, vedi le frequenze TV, gli armamenti da decine di miliardi e soprattutto non ho visto nessuna nuova norma atta a contrastare la corruzione e il clientelismo. Le dava fastidio porre seri paletti ai comportamenti scorretti come il falso in bilancio dove c’è veramente da ridere e dei cartelli attuati da banche, assicurazioni e case petrolifere? 

Comprendo che alla fine della giostra le sue proposte dovrebbero essere poi approvate da un parlamento la cui credibilità è oggi ai suoi minimi storici, ciò però sta consentendo a lei di perdere quella grande opinione che il popolo aveva di lei, al punto in cui, alcuni, come me cominciano seriamente prendere in considerazione di mollare la vacanza ai Monti per ritornarsene al mare. Forse sarà meglio patire lacrime e sangue al caldo anziché al freddo di deludenti e fredde baite alpine. 


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