Caro Grillo, meno anatemi più chiarezza

par Camillo Pignata
mercoledì 10 aprile 2013

Alcuni parlamentari incominciano a ribellarsi ai diktat del guru, altri esprimono dubbi, altri sono contestati dalla gente. Si sono aperti due fronti, uno interno ai parlamentari, tra quelli fedeli a Grillo e quelli che lo contestano, un altro tra gli elettori del M5S e gli eletti.

La tensione nasce perché alcuni vorrebbero il dialogo con i partiti e in particolare con il PD, altri si oppongono. Alcuni vogliono che il movimento indichi il nome del premier e quello del presidente della Repubblica, altri no. Grillo si agita, sbraita, minaccia, cerca di mettere una parola fine ad ogni velleità di dialogo con il PD. “Se volete l’accordo con il partito democratico avete sbagliato a votare”. Ma la rivolta contro il capo non si ferma.

Per questo domani il comico genovese incontra i suoi per evitare fughe. E le fughe non si evitano con gli anatemi, ma con la chiarezza, la conoscenza e la condivisione degli obiettivi e delle linee strategiche. Al momento gli obiettivi tattici non sono chiari, e così anche le linee di fondo del movimento. E allora il centralismo democratico, che è uno strumento organizzativo democratico delle decisioni del movimento, diventa una prigione per i parlamentari, e i leader degli aguzzini.

Molti hanno votato il movimento per avere soluzioni ai loro problemi e non per pura protesta. Insomma non una protesta fine a se stessa, ma una protesta funzionale al cambiamento.

“Se votate la fiducia, io e Casaleggio lasciamo”. Questa la minaccia di Grillo.

Una minaccia senza senso, perché l’obiettivo dei ribelli, non è governare insieme al PD o fare un’alleanza con questo partito, ma realizzare il programma del movimento. E se per garantire questo obiettivo occorre consentire la nascita di un esecutivo e indicare nomi graditi al movimento e al PD, dov’è il tradimento in tutto questo?

Il disimpegno non è mai neutro, ma è sempre una scelta. Impedire la nascita del governo PD significa, e andare alle elezioni anticipate e favorire Berlusconi per la prossima competizione elettorale, e una linea anti movimento all’interno del PD.

È questo l’obiettivo del movimento? Oppure c’è un intento solo elettorale?

Si creano le condizioni per un governo PD/PDL, per poi sfruttare alle elezioni che si prevedono prossime, l’inciucio. Il vantaggio elettorale per il movimento di questa operazione è evidente, anche se non è certo, ma quale il vantaggio, in termini di risultati pratici, conseguito per il movimento e per il Paese? Meglio qualche voto in più che l’interesse del Paese.

Meglio qualche voto in più che risolvere qualche vertenza, dare una pensione agli esodati.

È questo quello che vuole il movimento? Se questi sono gli obiettivi, è bene renderli chiari agli eletti e agli elettori. Ma alla base della protesta, ci sono interrogativi senza risposta, dubbi inevasi, un equivoco di fondo. Si vuole eliminare la democrazia rappresentativa e sostituirla con quella diretta, oppure inserire nell’alveo della democrazia rappresentativi istituti di democrazia diretta?

Grillo è contro la partitocrazia o contro i partiti, vuole un profondo cambiamento dei partiti oppure la loro eliminazione? Ma la scelta di entrare in Parlamento e la stesura di un programma hanno un profondo significato politico che non è compatibile con la pura protesta.

Se si entra in Parlamento con un programma, lo si fa per realizzare nel Parlamento quel programma e non per protestare. Entrare in Parlamento significa accettare un metodo di lotta, che passa attraverso il rispetto dei regolamenti parlamentari e l’accordo con i partiti. E ciò è compatibile con un profondo cambiamento dei partiti, mentre è incompatibile con la loro eliminazione.

L’abolizione dei termovalorizzatori, del finanziamento pubblico ai partiti, il blocco della TAV, sono obiettivi concreti da raggiungere e non bandiere da agitare. E gli obiettivi si raggiungono con la lotta ma anche con il tempo, la convinzione e la pazienza, e sopratutto con le scelte. E le scelte si fanno, con cognizione di causa, se si conoscono con chiarezza gli obiettivi, quelli tattici e quelli strategici, le cose rinunciabili e quelli irrinunciabili.

 


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