Caro Brunetta ti scrivo. Cosi mi distraggo un po’
par ignazio scassillo
lunedì 20 giugno 2011
…e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Sono convinto che nella tua vita non hai mai percepito la “precarietà”, viceversa se l’hai incontrata, l’hai lasciata alle spalle e non la ricordi più…
Vivo nella precarietà da quando persone come te hanno deciso di gestirmi grazie all’appoggio di tante altre che con inganni e manovre losche, aiutate dal potere mediatico del tuo capo, hanno ingigantito soprattutto il loro conto in banca dimenticandosi del bene comune...
E’ facilissimo gestire i fili quando in mano hai tutte le armi e combatti contro chi è indifeso. Se ognuno avesse pari diritti allora la partita sarebbe agguerrita fino all’ultimo minuto, compreso il recupero. Io sono di Napoli, una città con tante precarietà dove provo a difendermi, e da quando avete ammazzato anche la cultura, la mia battaglia è diventata durissima, ho paura per me e per i miei figli.
Provo a combattere con l’unica arma che ho, il mio lavoro, precario, come quello di tanti altri colleghi che come me descrivono la disastrosa situazione in cui versa il nostro paese senza pretendere nessuna consacrazione tranne quella di essere “uomini”, quella più importante avuta il giorno in cui abbiamo aperto gli occhi e ringraziato il mondo per le gioie che regala la vita e che non si possono comprare e che tu non puoi offendere. La precarietà, caro Brunetta, è di tutti quelli che stanno in piedi su questa terra che scotta, anche chi ha tanti soldi è precario, è precario chi crede di essere giusto, chi è arrogante, il burattinaio stesso è precario, tutti siamo precari e tutti in un passaggio terreno brevissimo.
Perché diversificare i ricchi dai poveri, i neri dai bianchi o chi è gay da chi non lo è? La precarietà è anche tua, mia, di tutti. Lascia stare, salta su una sedia e guardati allo specchio e se riesci, rifletti!