Carnevale di Venezia 2022 al Palazzetto Bru Zane

par marina bontempelli
martedì 1 marzo 2022

Se vi hanno annoiato le parrucche pulciose e i frusti panier conditi di rondò e “Quattro stagioni” suonati approssimativamente e diffusi dagli altoparlanti, benvenuti nel Carnevale della risata e del buongusto promosso dal Centre de musique romantique françaisePalazzetto Bru Zane.

Una tre-giorni garbata e spiritosa quella de le 66!, l’operetta di Jacques Offenbach messa in scena da venerdì 25 a domenica 27 febbraio, nel pieno del Carnevale di Venezia, dal Centre de musique romantique Française.

Le 66!, che si richiama alla tradizione dell’ opéra-comique, su libretto di Auguste Piattaud de Forges e di Laurencin vide la sua première nel 1856 al Théâtre des Bouffes-Parisiens e fu subito un successo, come riferisce il cronista di “Le Figaro” il 3 agosto 1856 “…E’ questo il regno di Offenbach: in questo consiste la sua specialità e, dirò di più, la sua superiorità sui suoi colleghi”.

L’abile regista Victoria Duhamel non ha potuto trasportare nella sala del Bru Zane tutta la scenografia dello spettacolo, ma è senz’altro riuscita a ricrearne lo spirito anche grazie all’invenzione di divertenti “sorprese” e giocose irruzioni dall’alto della balaustra da parte di Berthold, il saltimbanco animatore nonché bravo cantante dalla voce di baritono incarnato da Paul-Alexandre DuboisLara Neumann, soprano, dà corpo e voce alla simpatica e saggia Grittly. La sua voce fresca e chiara alterna con disinvoltura parlato e cantato in una recitazione assai espressiva. Flannan Obé, tenore, con i suoi interessanti mezzi vocali interpreta con spirito un ottimo Frantz.

I costumi della compagnia sono di Emily Cauwet-Lafont e gli accessori di scena di Guillemine Burin des Roziers.

L’arrangiamento di François Bernard  per soli tre strumenti non ha certo fatto sentire la mancanza dell’orchestra. Pianoforte, clarinetto e trombone, affidati a Christophe Manien, Rozenn Le Trionnaire e Lucas Perruchon hanno saputo dar voce alla malinconia offenbachiana, ma anche intonare jodel alla tirolese nonché dare enfasi ai movimenti scenici, integrandosi quali personaggi-spalla della storia.

All’intera compagnia si deve quell’armonioso equilibrio, quell’assenza di ogni particolare sguaiato e noioso, quel senso confortevole di benessere che dà la presenza vigile della cultura e del gusto.

Sala piena, applausi a scena aperta da parte di un pubblico divertito e coinvolto in questa piece, un atto unico che sotto l’apparente tono di farsa non nasconde musica d’autore di gran qualità né un messaggio edificante.

Marina Bontempelli


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