Carlomagno, l’Ordine del Cavaliere

par Giovanni Mistero
mercoledì 10 marzo 2010

Più che il solito teatrino di Silvio Berlusconi, condito dall’immancabile esortazione del presidente a vergognarsi, colpisce, nella vicenda dell’agitata conferenza stampa animata dal parapiglia col contestatore Carlomagno, l’atteggiamento degli stessi giornalisti.
 
Dapprima, dopo che Berlusconi aveva chiesto di cacciarlo – spazientito dal mancato rispetto della lista dei prenotati per le domande, una levata di scudi che definire lobbystica è poco: mugugni, lamentele, proteste, obiezioni. La cronista del Tg3 Mariella Venditti lo difende: “Mettere alla porta un giornalista che fa una domanda è francamente esagerato”. Ma ecco che, poi, alla richiesta di esibizione della tessera dell’Ordine, si scopre che Carlomagno non è un giornalista, si fa letteralmente il deserto.
 
Berlusconi gli dà del provocatore. Una cronista, in piedi per una domanda, si volta per lanciargli un’occhiata di commiserazione. Sullo sfondo, sotto lo sguardo sornione di Berlusconi, si sente Ignazio La Russa che incalza col tu: “Non sei pubblicista! Non sei giornalista!”. A ruota, segue un altro giornalista che dice “Ma è una conferenza stampa solo per giornalisti…”. Berlusconi rispolvera un’altra delle battute topiche dal suo repertorio, quella sulle storture fisiche dell’interlocutore, e gli dice che “è così nervoso perché la sua giornata comincia male già dalla mattina quando si guarda allo specchio”, e giù risate di tutta la platea dei cronisti. “Questa è una conferenza stampa per i giornalisti e non per gli individui come lei”, ripete Berlusconi. “Si vergogni, glielo ripeto con convinzione”, conclude il presidente, raccogliendo applausi a scena aperta di tutti i giornalisti.
 
Nel video della conferenza stampa sul sito di Repubblica.it, si dice che Carlomagno è un sedicente giornalista.

Come definire questo atteggiamento? Schizofrenia da svelamento? Consorteria a corrente alterna? In un Paese che ha dato i natali al concetto antropologico di familismo amorale, lo spettacolo del fuggi-fuggi di fronte alla rivelata identità di quello che si credeva un giornalista, e che era solo un (maleducato) individuo, dà l’esatta misura di quanto la solidarietà sia diventata un affare di quart’Ordine.


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