Carceri italiane fuori legge
par Samanta Di Persio
venerdì 24 agosto 2012
“Il giorno di ferragosto sono stato al carcere di Treviso e la situazione è sempre disumana: su una capienza di circa 140 posti disponibili, i detenuti sono il doppio. Tra i problemi del carcere c’è anche il fatto che il direttore ostacola la presenza dei volontari e ciò non rende “trasparenti” le mura del carcere…”
Ricevo questo messaggio da Carlo e mi riporta alla mente uno dei problemi più annosi del nostro Paese: il sovraffollamento degli istituti di pena. Nelle 206 strutture potremmo ospitare circa 45 mila detenuti, invece sono oltre 67mila. Con il decreto svuota carceri sono usciti solo 3446 detenuti. Da tempo i radicali chiedono un’amnistia perché la situazione è disumana. L’Italia nel 2009 è stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per trattamenti inumani e degradanti.
Lo spazio a disposizione per ogni detenuto nelle carceri italiane era di circa tre metri quadri, secondo l’Europa dovrebbero essere 7,5. L’associazione Antigone da maggio sta raccogliendo le firme per portare all’attenzione del cittadino che le carceri sono fuori legge, sono stati visitati 15 istituti dal 21 giugno al 2 luglio. I parametri da analizzare erano: numero dei detenuti presenti; reparto più sovraffollato e descrizione dettagliata della cella tipo; luminosità della cella e possibilità di apertura del blindato durante la notte per favorire la ventilazione nel periodo estivo; frequenza di accesso alle docce in comune e condizioni igieniche delle stesse; numero di ore trascorse al di fuori della cella; presenza di una cucina ogni duecento detenuti. Attraverso la verifica del rispetto della legalità negli istituti di pena italiani dal punto di vista socio-sanitario è emerso che tutti gli istituti visitati sono risultati fuorilegge in base ad almeno uno dei cinque criteri di giudizio. Fino ad oggi 37 detenuti si sono tolti la vita, ed oltre 100 sono morti in carcere. Al problema del sovraffollamento si aggiunge la mancanza di contatti con l’esterno, la media dei volontari presenti nelle carceri è di uno ogni sette detenuti.
Nel corso di quest’ultimo anno ho presentato La pena di morte italiana in diverse regioni d’Italia ed ho conosciuto psicologi, volontari, sacerdoti, direttori, assistenti sociali, tutti mi hanno segnalato il problema del carcere come luogo che non rieduca, anzi le nostre carceri imbrutiscono gli ospitati. Don Marco è un prete volontario di Rebibbia, racconta di gironi infernali, di persone dimenticate che ti entrano dentro con le loro storie, il carcere romano è stato visitato recentemente dal Papa, ma se questa visita serve solo ad imbiancare le parete, e non a sensibilizzare le condizioni di vita di essere umani, non serve a molto arieggiare una tantum quei corridoi.
Alla fine di giugno 2011 il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha comunicato che gli incentivi alle assunzioni di detenuti, da parte di cooperative sociali e imprese, previsti dalla legge 22.6.2000, n. 193, c.d. “Smuraglia”, per l’anno in corso, non sarebbero stati più operativi essendo esaurito il budget a disposizione per la copertura dei benefici fiscali, previsti dal D.M. 25 febbraio 2002, n.87. Se la concezione comune vuole che in galera ci vadano le persone indesiderate nella società, va da sé che a pochi interessa se le nostre carceri violano l’articolo 27 della nostra Costituzione. Le stesse persone poco si indignano se nel nostro Parlamento ci sono politici condannati in via definitiva che esercitano la funzione di legislatore, sempre per la concezione comune è più pericoloso un drogato che un amministratore che ruba soldi pubblici e può rifiutarsi di fare le analisi tossicologiche.