Capitali scudati e lavoratori esodati

par Luca Tedesco
mercoledì 11 aprile 2012

Pressoché tutte le forze politiche ritengono che sia dovere del governo farsi carico degli “esodati”, vale a dire, come noto, di quei lavoratori che, incentivati ad uscire dall'azienda perché garantiti da una rete di protezione (mobilità, cassa integrazione, ecc.) che li avrebbe accompagnati alla pensione, rischiano ora di non avere né lavoro né pensione a causa dell'allungamento dell'età minima per andare in pensione stabilita dalla riforma Monti.

L'accordo con le aziende era precedente alla nuova normativa e quindi, si afferma, gli esodati avrebbero diritto di andare in pensione con le vecchie norme.

<<Pacta sunt servanda>>, si sottolinea. Bene, aggiungo io, e i capitali scudati?

La nuova tassazione sui capitali scudati voluta da questa governo non è una ancora più flagrante violazione di quel principio?

Si dirà: gli esodati sono dei poveri Cristi mentre quelli che hanno evaso il fisco portando capitali all'estero dei farabutti. Certamente. E allora? Che forse da questa constatazione può discendere il principio secondo cui la parte contraente supposta 'onesta', tra cui lo Stato, non è tenuta a rispettare il Patto se questo viene concluso con una controparte disonesta?

Non cadremmo in questo caso nel puro arbitrio, nella assoluta discrezionalità del governante di turno?

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