Capire la Guerra per Resistere

par Osvaldo Duilio Rossi
martedì 15 marzo 2022

I nostri paradigmi di cittadini liberi sono inadeguati a fronteggiare lo scenario bellico: possiamo modificarli per resistere?

Siamo coinvolti in una guerra reale e ideologica: il modello totalitario asiatico intende sostituire il modello liberista occidentale, come il patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill ha dichiarato apertamente. Non sorprende che Emmanuel Macron sembri sempre più scoraggiato dalle conversazioni intrattenute con Vladimir Putin, come confermato anche da Mario Draghi: i sosenitori di un modello di vita totalitario sembrano rifiutare i valori liberisti e tolleranti che fondano il modello di vita occidentale, e danno l'impressione (almeno questa è la mia impressione) di voler distruggere il nostro modello e la nostra fiducia, cosicché capiamo (sentiamo) la loro sofferenza.

In fin dei conti, il desiderio di punire il proprio nemico (il desiderio di vendicarsi) soddisfa il bisogno di far comprendere il proprio dolore al nemico stesso (il discorso di Putin sembra vaneggiante, solo se lo leggiamo con gli occhi della razionalità pura). I mediatori professionisti lavorano anche su questo piano, perciò sanno che certe questioni di principio non si superano facendo leva sugli interessi e sui bisogni pragmatici delle persone: gli aspetti emotivi della conflittualità hanno la capacità di plasmare la razionalità. Così c'è chi si interroga sulle falcotà mentali di Putin, come se dovessimo considerare irrazionali le sue scelte, solo perché dettate da un impulso ideologico (quello denunciato dal patriarca Kirill): l'ideologia totalitaria disegna una strategia "aliena" per l'Occidente, ma non per questo irrazionale. Noi cittadini occidentali dobbiamo capirla, per poterci adeguare di conseguenza: proprio noi cittadini liberi rischiamo di facilitare la vittoria del totalitarismo, se reagiamo secondo le nostre abitudini consolidate, se facciamo ciò che Putin si aspetta che facciamo (e che già stiamo facendo). Putin ha la strategia nel sangue: pratica il judo, una disciplina in cui la vittoria si pianifica, portando l'avversario a commettere errori programmati (una strategia implementata anche in economia aziendale); senza contare che la Russia vanta una tradizione scacchistica di eccellenza.

Dobbiamo modificare la nostra logica capitalista, se vogliamo sopravvivere. Per esempio: le leggi del mercato farebbero crescere il prezzo del grano italiano, se il grano russo scarseggiasse (perché il grano italiano risulterebbe più necessario di prima), col risultato di creare un "conflitto interno" tra produttori e consumatori, secondo la logica manzoniana dei "capponi di Renzo" (I promessi sposi, cap. 3). Putin si aspetta proprio queste nostre reazioni abituali e miopi, anziché lungimiranti.

Altro esempio: il tempo speso (anziché perso) dall'esercito russo per invadere l'Ucraina potrebbe significare una strategia vincente, anziché apparentemente perdente: Putin dimostra di poter sopportare tanto i tempi dilatati degli "inconvenienti" (calcolati) quanto le sanzioni economiche occidentali, proprio per alzare la posta in palio (può pretendere sempre di più dai pacifisti, se può prolungare l'agonia degli ucraini); anzi, dimostra di poter ribaltare l'effetto delle sanzioni contro il sanzionatore stesso (più le sanzioni colpiscono Putin, più lui si dichiara legittimato a reagire, trasferendo sui sanzionatori la responsabilità dell'agonia ucraina).

È proprio la retorica russa, orientata a giustificare le proprie azioni ingiustificabili, a significare il contributo simbolico di questa guerra: Putin pretende di legittimare la propria condotta nei confronti della Storia futura, quella in cui la Russia avrà vinto la guerra legittima contro l'Occidente. Putin non parla per convincere l'Occidente delle falsità oggettive spacciate dai media russi, né per convincere i russi (gli basta arrestarli, se dissentono); ma pianifica di convincere la Storia, documentandola proprio con i dati dell'Occidente, che ha registrato ampiamente gli ammonimenti russi, le minacce e le promesse russe.

Queste mie impressioni dipendenono da una sequenza di fatti storici.

La Russia sta distruggendo l'Ucraina solo per distruggerla: cosicché l'Europa perda i propri approvvigionamenti "indipendenti" (cioè non dipendenti dalla Russia stessa) di grano e girasole e, magari, proprio l'Europa paghi la ricostruzione dell'Ucraina; mentre la Russia potrebbe interrompere l'erogazione di gas e petrolio, anziché pagare i danni di guerra (del resto, il rifiuto di pagare i debiti danneggia il creditore, che poi dovrebbe aggredire il debitore, con una guerra, per trovare una qualche soddisfazione). Così l'Europa si troverebbe impreparata in una condizione di "fame" a cui non è (più) abituata: nel judo Putin avrebbe indotto l'avversario in una condizione di debolezza; e un avversario impreparato al judo reagirebbe sbuffando e sgomitando, cioè bruciando energie preziose, per esempio erogando sanzioni impulsive (che la Russia potrebbe aggirare con triangolazioni finanziarie banali, tramite banche asiatiche o mediorientali nei cui confronti le banche occidentali devono accettare le transazioni); oppure indicendo scioperi come quello dei trasporti (che danneggiano l'economia interna); o accumulando scorte alimentari per sfamare la propria famiglia (a scapito di chi non abbia fatto altrettanto); o dimostrando una sfiducia popolare nel futuro (che può provocare shock nel valore dei titoli).

In questo scenario più grande di noi, anche noi cittadini liberi possiamo difendere il nostro modello di vita, se adottiamo comportamenti spiazzanti per l'avversario, cioè se modifichiamo (temporaneamente) alcune nostre abitudini:

Perdonate la lungaggine, ma era tanto che non scrivevo.

Foto Wikimedia


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