Capire e usare l’Intelligenza Artificiale

par Damiano Mazzotti
venerdì 14 febbraio 2025

"Generative A.I. Conoscere, capire e usare l'intelligenza artificiale generativa" di Jerry Kaplan è un testo quasi indispensabile per chi opera nei settori più tecnologici e più innovativi (Luiss, 2024, 218 pagine, euro 22).

 

Negli ultimi tempi, i grandi "progressi nel machine learning hanno dato vita a un nuovo campo dell'intelligenza artificiale: la Ai generativa. Si tratta di programmi in grado di creare testi, immagini, musica e software analizzando enormi raccolte di materiale digitalizzato". Si possono chiamare programmi Gai (p. 11). 

Le prime creazioni Gai possono conversare utilizzando una lingua naturale: i "Large Language Models" (Llm) eseguono "compiti con performance sovrumane, oltre a un'inquietante inclinazione per le bugie, l'illogicità e le emozioni posticce, come nel caso delle dichiarazioni d'amore ai propri interlocutori" (p. 11). Molto probabilmente "Le versioni future di questa tecnologia ci faranno da assistenti personali" (p. 12). Ora le varie intelligenze artificiali sono molto probabilmente meno comprensibili. Nel futuro molti di noi saranno più preparati.

Ma le Gai non sono da confondere con la Agi: la famosa "Artificial General Intelligence". Oggi le Gai "vengono create usando raccolte fisse di training data, ma quelle del futuro senza dubbio supereranno questo limite, e non smetteranno mai di imparare e incorporare nuove informazioni, proprio come fanno gli esseri umani". Adesso i contenuti sono mediati dalle persone, "ma presto questa strozzatura verrà superata dall'impiego di fonti di dati in tempo reale, come videocamere e microfoni, che daranno "occhi" e "orecchie" alle Gai" (da p. 12). Esiste quindi il grave pericolo di instaurare delle società di controllori e di controllati (noi).

Comunque per semplificare le cose si può affermare che "Chi crede in una Ai forte sostiene che una macchina possa essere dotata di una mente, o che prima o poi lo sarà; chi crede in una Ai debole afferma invece che una macchina possa solo simulare un'intelligenza reale, (Ritengo che spesso queste espressioni vengano usate in modo fuorviante per distinguere sistemi che attuano comportamenti generalmente intelligenti, come le Gai, e sistemi limitati ad ambiti limitati, che fungono da idiot savants elettronici" (p. 175). Sicuramente sono già pronte anche intelligenze artificiali predisposte per far funzionare le cose in modi più commerciali.

Per Kaplan "il concetto di consapevolezza, o più in generale di esperienza soggettiva, almeno per ora non vale ancora per le macchine" (p. 185). E "Uno dei grandi fallimenti nel campo della Ai è il fatto che i ricercatori cedono spesso alla tentazione - a quanto pare irresistibile - di abbellire il proprio lavoro con tocchi antropomorfi del tutto superflui (volti, voci sintetiche, robot ballerini con braccia e gambe...). Come mai? Per fare carriera, ovviamente" (p. 16). Naturalmente "Alla stampa piacciono quelle storie che solleticano i lettori facendo leva sulla paura di forze oscure".

In definitiva l'Intelligenza Artificiale "è la prima invenzione umana in grado di imparare e di usare strumenti in modo non specifico" (p. 191). Dunque "Prevedere quello che le Gai saranno in grado di fare in futuro è pertanto un po' come cercare di capire quello che le persone saranno in grado di fare di tutte queste nuove teconologie" (p. 192). Il futuro per fortuna resta inconoscibile. Ma sarà sempre così?

L'umanità ha creato la prima "invenzione in grado di inventare". Per fortuna in questo settore non ci saranno solo le grandi aziende tecnologiche, ma probabilmente, in un secondo momento, "è probabile che molte fonti diverse renderanno varie Gai ampiamente disponibili" (p. 192).

 

Jerry Kaplan è nato nel 1952 ed è un affarista e un professore a Stanford. Come pioniere dell'intelligenza artificiale e fondatore di molte startup, fin dalla nascita della Silicon Valley, ha scritto alcuni libri influenti come Le persone non servono (2016), Intelligenza artificiale. Guida al futuro prossimo (2017) e Startup. Un'avventura nella Silicon Valley (2019).

 

Nota curiosa - Risulta "difficile fare previsioni, specialmente sul futuro" (il fisico Niels Bohr o Yogi Berra). Ma si può affermare tranquillamente "che la tecnologia imita l'arte" e la sua creatività (p. 195).

Nota ombrosa - I progammi digitalizzati, le Gai, fanno errori "inquietanti: fanno errori stupidi, scambiano bugie per verità, e raccontano "bugie bianche" per giustificare i propri errori o per convincere le persone a fare quello che vogliono loro. Dimostrano di avere a propria disposizione una "teoria della mente" e sono sorprendentemente brave a comprendere sottili sfumature sociali come una gaffe" (p. 14). Inoltre "Un punto debole degli embedding delle parole è che non affrontano alla radice il problema della polisemia, la possibilità che una parola abbia più significati" (p. 44). Anche molti traduttori umani possono avere questo genere di problema.

Nota sul business - Le grandi multinazionali cercheranno di acquistare le principali aziende della concorrenza, ma "questo gioco "acchiappa la talpa" è riuscito solo fino a un certo punto" nel passato e molto probabilmente riuscirà solo in parte a bloccare i nuovi soggetti economici (p. 193).

 


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