Cannabis: l’anacronismo di chi dice no

par Robert ’Suppo’ Ricciardi
martedì 14 gennaio 2014

Come spesso accade quando c’è un rinnovo generazionale in parlamento (risate preregistrate) si è da poco riacceso il dibattito sulla liberalizzazione delle droghe leggere (cannabis e hashish).

È un copione trito come un film dei fratelli Vanzina: da una parte la destra più ottusa, coi paraocchi, quella che pur di difendere un concetto di famiglia che era antiquato già 30 anni fa preferisce lasciare che le prostitute lavorino in nero, per strada, con “datori di lavoro” con precedenti penali, la destra che fa disinformazione, che urla invece di argomentare, che insulta invece di discutere; dall’altra la sinistra più inefficace, quella degli ideali, dei paroloni e dei gesti eclatanti, che potrebbe fare informazione, potrebbe citare dati scientifici e modelli stranieri ma preferisce arenarsi nei discorsi sui massimi sistemi.

Eppure, come tante cose complicate della vita, è un discorso semplice: i benefici sociali vanno dalla riduzione dei proventi della mafia allo svuotamento delle carceri, dalla possibilità di permettere alla polizia di concentrarsi su crimini più efferati ai proventi per lo Stato derivanti dalla tassazione della vendita controllata.

La maggior parte degli studi scientifici sostiente che la cannabis non è più dannosa di altre droghe legali: dà meno dipendenza di alcol e tabacco; non danneggia il sistema respiratiorio né cardiovascolare tanto quanto il tabacco; non inficia sulla coordinazione tanto quanto l’alcol – tanto per essere chiari, è stato dimostrato che bere e mettersi al volante è peggio che fumare e fare lo stesso.

Al contrario delle droghe appena citate invece, la cannabis ha degli effetti benefici sull’organismo: riduce il dolore nei pazienti affetti da artrite, migliora l’appetito nei pazienti leucemici e sotto chemioterapia, riduce lo stress. Gli unici soggetti a rischio sono gli adolescenti (che comunque non dovrebbero né bere né fumare), i pazienti affetti da depressione, schizofrenia ed altri disturbi psicologici.

Eppure moltissimi politici si divertono ancora a sfruttare il potere demagogico della lotta contro questo "male assoluto".

 

Foto: Blind Nomad/Flickr


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