Canna e Spartaco a Santa Maria Capua Vetere
par Ugo Ringhi
sabato 8 giugno 2013
L'oltranzismo è una brutta bestia. Pure, o forse soprattutto, quando nasce dal lato buono.
Da qualche giorno si assiste ad una curiosa campagna stampa contro la creazione di un punto di servizi di un sito archeologico, l'anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere, celebre in tutto il mondo perché accolse le gesta del gladiatore Spartaco. Pietra di scandalo sarebbe una canna fumaria, dato che nell'offerta del nuovo bookshop c'è anche la ristorazione.
Un modo per accogliere i visitatori, nel desiderio degli ideatori, in modo integrato: oltre la biglietteria e la libreria si farà didattica, laboratori teatrali, naturalistici e ambientali, l'ambiente diverrà sala di studio e lettura pubblica, wi-fi libero, esposizione di artigianato tipico e design d’autore; e, appunto, caffetteria, degustazione, enogastronomia biologica.
L'idea sembra buona, moderna, e probabilmente porterà pubblico al sito.
Però.
Peccato che non sia vero: la Soprintendenza ai beni archeologici è in possesso di regolare nulla osta dell'altra Soprintendenza, quella ai beni paesaggistici.
"Ma deturpa il paesaggio", continuano i difensori del bene pubblico.
Immaginiamo cosa possa rappresentare, in termini di impatto ambientale, o visivo, una canna fumaria. E comunque, concediamo che pure uno stuzzicadenti possa essere di intralcio alla fame di panorama dei fervidi attivisti indigeni, nel senso migliore, dei buoni sammaritani insomma: nell'unico, defilatissimo punto in cui la canna si mette tra l'occhio dell'osservatore e l'anfiteatro la visuale è già coperta, da un bel po' di alberi.