Candidature al Premio Nobel per la pace: grandi meriti, ma non per tutti

par Segnali di fumo
giovedì 17 aprile 2014

Assegnato a persone di grande spessore umano (come Martin Luther King – 1964, Madre Teresa di Calcutta – 1979, Wangari Maathai – 2004, Muhammad Yunus – 2006), e a organizzazioni che si impegnano a sostegno dei diritti umani e dell’umanità (come Amnesty International – 1977, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – 1981, Medici Senza Frontiere – 1999), il Premio Nobel per la pace ha una storia molto lontana, che inizia nel 1895 per volontà di Alfred Nobel. Nobile il fine di questo premio, il quale ha lo scopo di rendere noto l’impegno di coloro che operano a favore della pace.

Quest’anno il comitato norvegese per il Nobel ha ricevuto 278 candidature: tra queste figurano i nomi di Papa Francesco e Malala Yousafzai. Ma fra tutte le candidature, sta facendo discutere quella di Vladimir Putin. Proposta da una sinistra “Accademia Internazionale dell’unità spirituale e della cooperazione tra nazioni del mondo”, la candidatura sembra giustificata dal fatto che Putin abbia giocato un ruolo importante nell’aver evitato alcuni mesi fa un intervento armato internazionale in Siria: è questo il suo impegno a favore della pace. In realtà la situazione siriana ad oggi sembra tutt’altro che risolta. La guerra civile continua anche se il regime di Damasco ha restituito le armi chimiche dopo aver stipulato un accordo con Putin. In Siria è ancora in corso un conflitto armato interno che sta distruggendo il Paese. Moltissimi cittadini siriani, infatti, vivono sotto assedio, in condizioni disumane.

Oltretutto la storia conferma che Putin non è famoso nel mondo per i suoi interessi a favore della pace e del rispetto degli individui. Recentemente in Russia sono entrate in vigore leggi omofobe che limitano la libertà d’espressione e di manifestazione a favore dei diritti delle comunità omosessuali.

Alla luce della reputazione di Putin e degli eventi di cui tutto il mondo è a conoscenza, è giusto proporre la sua candidatura a un premio così importante? È giusto dire che quest’uomo ha contribuito a portare la pace in Siria quando di fatto poco o nulla è cambiato? È giusto fare un elogio del genere verso un uomo che è noto per il suo mancato rispetto verso i diritti umani e per l’oppressione continua che il suo governo esercita in Russia, portata alla ribalta anche durante le Olimpiadi di Sochi?

È giusto dire che ha trovato una soluzione al conflitto siriano quando di fatto ha rischiato di provocarne uno alle porte dell’Europa, assumendosi gravi responsabilità nella situazione di tensione che si è creata fra Ucraina e Crimea? Davvero una mossa apparentemente positiva può annullare le innumerevoli azioni di quest’uomo a danno dei diritti umani? Forse sarebbe opportuno fare una selezione accurata delle candidature che vengono presentate per l’assegnazione del Premio Nobel. Come ha osservato durante un’intervista il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, concedere il premio a Putin sarebbe un “imbarazzante ossimoro”. Ad ogni modo, non resta che sperare nel buon senso del comitato norvegese, che il 10 ottobre, a Oslo, nominerà il vincitore del Nobel

 

Natascha Canì per "Segnali di Fumo - il magazine dei diritti umani"

 

Foto: Wikipedia


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