Calo M5S: ritorno alla realtà?

par Dario Sabaghi
martedì 28 maggio 2013

Ottimismo o no, proiezioni o dati definitivi, una cosa dovrebbe essere percepibile dal M5S: l'escalation dal basso (dai comuni e dalle regioni) non è avvenuta come ci si aspettava. Si, perché era questo il progetto M5S all'inizio e anche in un'intervista di Piero Ricca a Beppe Grillo lo conferma. Dall'idea del 2008, di far entrare nei comuni icittadini per filmare ciò che avveniva all'interno, al sedersi sugli scranni parlamentari del 2013 il tempo e le cose sono certo cambiate, ma i problemi fondamentali sono rimasti e sono sostialmente due, a mio avviso.

Uno è sicuramente quello di una sempre meno importanza data alla linea politica da seguire nei vari comuni che c'è sicuramente stata a seconda delle contingenze in cui ogni città si differenzia; va benissimo l'autonomia dei meetup, qualora realmente ci sia, ma il sistema comunicativo intrapreso dalle varie liste civiche cinquestellate non ha reso e non ha impresso quanto doveva.

Un'altra questione su cui riflettere è che l'opinione pubblica è ancora radicata nel concetto politico di tipo partitico: è vero che i partiti stanno morendo in quanto cinghia di trasmissione tra l'istituzione e la società, ma è pur vero che la gente ancora riconosce e si riconosce nella dinamica politica del partito.

Che il M5S sia una novità assoluta nel panorama politico italiano è fuori discussione, ma questo non basta. La critica italiana è sempre abituata a smontare ora e a sublimare poi ogni fenomeno di qualunque tipo, spescie se politico. Ed è così che il M5S si è invaghito troppo di quel progetto politico nazionale che ha trascurato, o quanto meno non ha dato la necessaria energia che meritava, la struttura locale e capillare che non ha avuto la visibilità mediatica che dovrebbe essere obiettivo principale di tutti i meetup. E invece pare che la base tenda sempre ad immolarsi per il vertice, per il M5S in parlamento, che nei comizi oscura sempre di più le istanze locali, si parla molto più di tematiche nazionali che di quelle prettamente e solamente locali. E il tutto incentrato sulla figura di Beppe Grillo.

Tutto questo, aggiungendo l'immaturata presa di coscienza che una politica senza partiti all'italiana sia possibile, cementifica il dinamismo proprio del M5S, quello che vuole coinvolgere il cittadino; ma il cittadino è fermo lì in piedi sull'isola del traffico pronto ad aspettare che scatti il verde, senza capire e riconoscere questi nuovi segnali del futuro che il M5S vuole usare a tutti i costi pur avendo un numero esiguo a levello locale (grande a livello nazionale) di persone disposte a decifrarli.

E questo dovrebbe essere ora il compito degli attivisti del M5S: scendere per un attimo dal gradino comunicativo super-tecnologico e per un attimo cominciare a dimenticarsi di Grillo, di Casaleggio, della nazione e guardare per un attimo il vicino di casa che non la pensa come lui non come un troglodita politico ma semplicemente come qualcuno che è restato troppo tempo sul pianerottolo di casa senza uscire per strada.


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