Caccia al Marocchino. Razzismo fuori tempo massimo

par Gianfranco
giovedì 9 dicembre 2010

Sbatti l’extracomunitario in prima pagina! Dopo l’overdose di Rumeni parte il treno dei Marocchini. Siamo sicuri che si tratti di razzismo?

Le notizie sul “Marocchino pirata della strada” o quelle sul “Marocchino rapitore di minorenni”, con il codazzo di minacce agli extracomunitari al seguito, non sono casi di razzismo.

Il razzismo presuppone un’ideologia di fondo, sulla differenza genetica ed antropologica delle razze umane, con la superiorità di alcune su altre.

Il razzismo sensu stricto è oramai, fra l’altro, anacronistico, perché anche un bambino delle elementari sarebbe in grado di smontarne i presupposti logici.

Si tratta in realtà, da un lato, di giornalismo inetto. Il giornalista, privo delle pur minime capacità proprie del mestiere, inserisce una non-informazione – in questo caso la nazionalità – laddove non è funzionale a comprendere il fatto descritto e a farsene un parere in merito.

È chiaro invece, in mancanza dell’arte necessaria per rendere interessante l’articolo, il bisogno di parlare alla “pancia” dei potenziali lettori, cavalcando paure e bisogni di rassicurazione istintivi – chi commette reati dev'essere il più possibile diverso da me.

Infatti, come possa essere di una qualche rilevanza nella strage di ciclisti il fatto che l’autista del mezzo killer fosse originario del Marocco, piuttosto che della Svizzera o della Patagonia, non ci è dato di sapere.

Se da una parte, però, ci troviamo di fronte ad un giornalismo contemporaneo analfabeta e pigro – che vanta eccellenti rappresentanti nelle maggiori testate nazionali – dall’altra abbiamo la triste risposta della popolazione a questa scellerata composizione delle notizie.

Ma se affermiamo che non di razzismo si tratta, cosa spinge la gente ad ululare minacce contro altri esseri umani che non conosce personalmente ne punto ne poco?

La paura dell’altro, di ciò che è diverso dal “se” – l’omosessuale, l’extra-comunitario - non credo sia ragione sufficiente.

Per quel che mi è dato di capire ci troviamo di fronte ad un fenomeno frequente nello sviluppo della società. Non dissimile da quanto già accadde, ad esempio, quando le donne cominciarono a richiedere il diritto di voto e questo diritto ottennero.

Persone di ogni ceto e livello culturale si lanciavano in linciaggi di genere, nel vano tentativo di fermare con la forza delle urla, degli insulti e della disperazione, il naturale evolversi del mondo intorno a loro.

Anche in questo caso, individui resi ciechi ed ignoranti da una politica volgare e limitata, che incanala scontento e insofferenza verso il nemico del momento, pensano di potersi opporre alla corrente del Tempo. Il flusso di popoli, culture, famiglie, da una parte all'altra del Pianeta, è un fatto fisiologico, legato alla naturale ricerca di benessere da parte di ognuno di noi. Pertanto è inarrestabile.Fra meno di un ventennio, in un Italia multicolore e multiculturale, studenti delle superiori leggeranno negli archivi informatici dei quotidiani, i racconti meschini dei nostri giorni, chiedendosi come fosse possibile che i propri genitori fossero pronti a sfilare nelle strade per cacciare dei concittadini, e domandandosi perplessi: ma che significa “extracomunitario?”.


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