CCSVI nella Sclerosi Multipla. Zamboni: “siamo a un passo dall’applicazione”

par Andrea G. Cammarata
giovedì 17 marzo 2011

 La giovane Big Idea di Zamboni per la Sclerosi Multipla corre velocissima e con un “dinamismo da far paura”. I passi in avanti compiuti in questi 2 anni dai ricercatori di tutto il mondo sono “straordinari”, soprattutto in rapporto ai tempi della medicina. C’è quindi da aspettarsi un’evoluzione epocale che potrebbe cambiare radicalmente l’approccio alle malattie neurologiche, con la nuova correlazione vascolare ipotizzata da Zamboni. Alcuni dicono “sarà la scoperta del secolo”.

E’ l’interdisciplinarità, quella neurologica e quella vascolare, che ha caratterizzato il meeting annuale della ISNVD (International society for neurovascular disease) presieduta da Zamboni (Università di Ferrara). Emerge chiaramente, grazie all’esposizione dei massimi esperti, l’altissima presenza della CCSVI nei malati di Sclerosi multipla. La prevalenza è del 90% nei soggetti oppressi dalla malattia disabilitante, mentre solo l’8% dei soggetti sani riscontra una malformazione nelle vene cerebro-spinali. Il fatto constatato, spiega il dottor Thanoporn in conferenza stampa, è che la “perfusione alterata del flusso emotico” è correlata direttamente con la Sclerosi Multipla. Tutte le ipotesi di Zamboni e del neurologo Fabrizio Salvi sono state quindi finora confermate a livello scientifico. Anche il modello animale, in uno studio della Stanford University, dimostra una correlazione fra ridotta funzione venosa e ridotta abilità motoria nei roditori. La ricerca intanto compie passi da gigante, negli States con più di due milioni di dollari erogati da istituti privati, e in Italia nonostante i tagli.

Tre i metodi diagnostici affidabili per stabilire se le vene di un malato di Sclerosi Multipla sono occluse: la flebografia con catetere messa a punto dal Dott. Bastianelli (riscontro nel 90% dei casi trattati), l’ecodoppler (86%) e l’avanzatissima plestimografia cervicale, ultimo ritrovato del Prof. Zamboni insieme al consolidato metodo a risonanza magnetica. La plestimografia è uno strumento non invasivo che consente una prima diagnosi di screening con un’elevata attendibilità diagnostica, il test dura appena 5 minuti e consente nell’85% dei casi di avere un responso definitivo.

Il prof. Iacola (New York) in conferenza ha approfondito anche il ruolo del ferro (un punto focale della teoria CCSVI) nella degenerazione del sistema nervoso, osservando che il ferro si deposita attorno alle vene del cervello e nella sostanza bianca. Nuove anche sul fronte “post-trattamento” in seguito alla liberazione delle vene occluse tramite intervento di angioplastica. Il Dottor Hubbard ha misurato scientificamente la capacità cognitiva di 20 persone con Sclerosi Multipla sottoponendogli alcuni test mnemonici prima e dopo l’intervento di liberazione. A seguito della liberazione i pazienti hanno presentato capacità cognitive del tutto simili alle persone sane messe a paragone. Il dottor Metha ha condotto uno studio su un campione di 150 pazienti i quali lamentavano “affaticamento cronico”, un sintomo cui nessuna terapia ha mai donato miglioramenti. Bene, queste persone, un anno dopo l’intervento, sono state visitate da medici fisiatri non al corrente della liberazione avvenuta nei loro pazienti. Il miglioramento del punteggio della qualità della vita oscillava sul 25% in più.

Fabrizio Salvi, il neurologo che ha contributo in maniera fondamentale alla scoperta della CCSVI, conferma che se “l’intervento è riuscito. La fatica e il mal di testa si riducono in maniera significativa, migliorano la qualità del sonno e la memoria”. Tuttavia, ci tiene a sottolinearlo, “nessuno deve smettere la terapia aspettando la nostra scoperta“.

“Orologio medico” a parte, Zamboni ha lanciato un messaggio ai malati di Sm, che tempo non ne hanno: “si sta sviluppando una conoscenza a velocità incredibile su una cosa che non era conosciuta”, ha poi aggiunto “il passo da lì all’applicazione è breve”.


Leggi l'articolo completo e i commenti