Picchia la figlia perché fidanzata con un romeno
par Sergio Bagnoli
mercoledì 11 novembre 2009
L’episodio di violenza è avvenuto a Taverna, centro montano della Sila Piccola, vittima una diciassettenne italiana che alla fine è fuggita insieme al fidanzato romeno.
Ennesimo episodio di violenza ai danni di una giovane donna colpevole solamente, agli occhi del padre, di essersi innamorata di un ragazzo appartenente ad una nazionalità non gradita: questa volta per fortuna, grazie al pronto intervento dei Carabinieri, non c’è stata alcuna vittima ma quanto successo ieri l’altro a Taverna nel catanzarese per poco non è sfociato nell’ennesima tragedia. Chi infatti non ricorda quanto accaduto nei mesi scorsi a Brescia o a Pordenone dove due giovani donne extra- comunitarie, Hina pachistana e Sanaa marocchina, furono sgozzate dai rispettivi padri che non ammettevano potessero voler vivere all’occidentale e fidanzarsi con ragazzi italiani. Questa volta invece è stato un padre italiano, spalleggiato dal figlio maschio, ad usare violenza sulla propria creatura, diciassettenne, perché non gradiva che la stessa si fosse innamorata di un quasi coetaneo, da poco maggiorenne, romeno, appartenente alla nazionalità cioè più invisa agli italiani.
Felice Melchiorre, quarantanove anni, ha atteso che la figlia rientrasse a casa dopo un pomeriggio trascorso con il ragazzo proveniente dal paese danubiano, e prima che potesse varcare il portone dell’abitazione l’ha colpita ripetutamente al viso spingendola con violenza contro un bidone della spazzatura, procurandole un grave trauma toracico. In difesa della figlia è intervenuta la madre, moglie dell’aggressore, che però è stata allontanata con decisione dall’altro figlio della coppia, un ventisettenne incensurato, che l’ha sequestrata nella propria camera da letto. “Con un romeno mai voglio vedere mia figlia, si scelga chi vuole ma un romeno mai” andava da tempo ripetendo l’aggressore nonostante la moglie cercasse di farlo ragionare. Taverna è un piccolo centro montano della Sila Piccola che negli anni settanta conobbe un modesto boom turistico grazie ad alcuni villaggi costruiti tra i boschi ed attrezzati per ospitare il turismo invernale, un tipo di turismo comunque locale ed assolutamente non in grado di portare una reale circolazione di nuove idee e diversi stili di vita. Terra pesantemente segnata dall’emigrazione in Germania e Svizzera, Taverna, dunque, mai è uscita dalla sua dimensione culturale tipicamente patriarcale secondo cui è il maschio ad avere diritto di vita o di morte sulle componenti femminili della famiglia ed a decidere cosa sia bene o male per loro. Ultimamente con l’ingresso della Romania nell’Unione europea anche in Calabria sono giunti immigrati da quel paese. Sono giovani muratori o braccianti agricoli, se maschi, oppure badanti, se femmine, che spesso vengono trattati come veri e propri schiavi del terzo millennio da imprenditori senza scrupoli magari affiliati alla ’ndrangheta. In questo contesto di arretratezza ed ignoranza è maturata l’aggressione alla giovane di Taverna da parte del padre allo stesso modo in cui era maturato il delitto di Sanaa vicino a Pordenone. Alla fine la giovane pestata è scappata via da Taverna con il proprio fidanzato romeno.