Buongiorno Professore

par Chiara Trompetto
sabato 10 dicembre 2011

Faccio parte di quella percentuale di italiani, ignota a me e suppongo anche ai sondaggisti, che ancora non ha capito che cosa sia questo governo di tecnici.

 

Licenziati coloro che parevano entrare in Parlamento come in una dépendance di casa propria, non riesco a sentirmi più rassicurata da chi potrebbe entrarvi pensando di fare ciò che ha fatto fino a ieri: salire in cattedra. Traghettati in tempi record fino al ruolo di ministri grazie al passaporto di tecnici, dal giorno del loro giuramento sono diventati anch’essi dei politici.

Se per politico intendiamo chi si occupa di amministrare con saggezza la cosa pubblica, allora si evidenzia il paradosso. Chi ha ricoperto quel ruolo negli ultimi vent’anni, forse politico non lo è veramente mai stato. Mentre chi ci è stato positivamente presentato come antipolitico, lo è appena diventato.

Se è questa la consapevolezza (o il peso) che ha generato le lacrime in diretta nazionale della neoministra, ben venga. Rimane solo un grande interrogativo, che assume purtroppo i connotati di una domanda retorica. Quale sarà in questi due anni (fino alle elezioni) il ruolo del popolo? Ancora più marginale e passivo? Il panorama angusto delle risposte mi preoccupa, e non poco.

Alle dichiarazioni perentorie e severe di questi professori vorrei rispondere con le parole di un loro collega, seppur di un’altra generazione. Norberto Bobbio, che nelle aule dell’Ateneo torinese insegnò filosofia delle politica, ci ricorda –fra le tante- una cosa: alla base di ciò che chiamiamo Democrazia vi sono l’eguaglianza e la libertà

Della prima ne stanno parlando tutti, a destra a sinistra al centro e pure all’opposizione. La seconda invece è la grande esclusa, della quale dovremmo farci carico noi cittadini, prima che sia troppo tardi.


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