Bunga bunga, cui prodest?

par alessandro tantussi
martedì 2 novembre 2010

So bene di espormi ad una valanga di derisione e parecchi insulti. Probabilmente me lo merito pure, ma proprio non ce la faccio a sopportare il conformismo unanime e il perbenismo che tracima e dilaga sulla questione. Non ho certezze in merito ma difendo, quantomeno, il beneficio del dubbio.

Lo scopo della stampa è quello di informare, fornire gli strumenti di conoscenza necessari affinché ciascun lettore possa liberamente elaborare la propria opinione. Il giudizio poi dipenderà dal libero e diverso apprezzamento dell’informazione da parte di ciascuno, ma quantomeno non sarà distorto in partenza.

Tutto questo non è facile. Anche chi scrive, non meno di chi legge, è influenzato dalle inclinazioni che ha, e dai condizionamenti che subisce, talvolta in buona fede e talvolta meno. Per i giornalisti che hanno un largo seguito i condizionamenti esterni sono particolarmente forti, ed i pregiudizi personali particolarmente pericolosi.

Finora siamo ancora nel campo della possibile confusione tra informazione e politica attiva, una distorsione perfino ammissibile se venisse dichiaratamente espressa quale personale e non provato contributo a rendere migliore la società civile. Molto più grave è la distorsione quando si concretizza in un tentativo, subdolo e non dichiarato, di diffondere una ipotetica verità provata, che rischia di essere riconosciuta come tale solo per essere scritta sopra un giornale. Ma c’è di più e di peggio.

Come il fondamentalista religioso che compatti i suoi spaventando gli altri non contribuisce alla diffusione del proprio credo, così il giornalista politico che accondiscende a diventare apostolo di verità rischia di innamorarsi a della propria fino al punto di divulgarla con effetti esattamente contrari a quelli che si proponeva di ottenere, se poi la notizia si rivelasse infondata o perdesse di consistenza.

E veniamo al famoso bunga bunga di questi giorni. Non ci occupiamo del fatto in sé: non ci interessa dimostrare se sia un esempio di bassezza o fatto trascurabile, proviamo solo ad analizzare quali possano essere le conseguenze.

Per “bunga bunga” si intende il comportamento (talmente inqualificabile dal dover essere rappresentato con un nome di fantasia) con il quale il capo indiscusso di una tribù di selvaggi (che dall’espressione si presume essere africano) si concede a proprio piacimento prestazioni sessuali di donne, altri sudditi o prigionieri. Provate ad andare in quel villaggio dei “cattivi” per mettere in discussione l’oscenità delle loro tradizioni e l'autorità del capo. Difficilmente otterrete consensi…

Ipotizziamo l’esistenza di un secondo villaggio, i “buoni”, vicino a quello dei cattivi e perennemente in guerra con lo stesso. Andate in quel villaggio e rappresentate i fatti che avvengono poco distante, otterrete dichiarazioni indignate e consensi a muovere guerra contro il villaggio del capo sporcaccione, a prescindere dalla moralità del comportamento dei buoni. Ma la guerra c’era anche prima e la consistenza delle forze in campo non cambia. E comunque l’obbiettivo dei buoni è vincere, mica sconfiggere il bunga-bunga .

C’è un terzo villaggio, neutrale nella guerra tra gli altri due, gli “ignavi”. Solo se entrano in guerra anche loro il conflitto prenderà una piega diversa. Non sappiamo se gli ignavi amino o aborriscano il bunga-bunga, ma ai buoni non frega niente saperlo, basta ottenere la loro alleanza. Probabilmente anche agli ignavi non frega niente del bunga-bunga (in fondo non avranno tradizioni così diverse) potrebbero allearsi solo per espandere il loro potere ed a condizione di essere sicuri di sconfiggere i cattivi. Altrimenti si alleeranno con i cattivi e magari, parteciperanno a godere del bunga- bunga sui buoni sconfitti.

Resta comunque un'ipotesi degna di rispetto: può darsi il caso che gli ignavi siano dei “puri”, e che contemporaneamente siano disposti a scendere in guerra solo perché il bunga-bunga sia abolito.

Se gli ignavi si alleeranno ai buoni, e l’Africa sarà liberata dal bunga-bunga, si otterrà un risultato positivo, ciò potrà accadere solo a condizione che si verifichino tutte queste condizioni: 

 

il motivo vero è il bunga bunga
 
si è consumato davvero un bunga-bunga
 
l’africa è contraria al bunga-bunga
 
i buoni e gli ignavi si alleano e sconfiggono i cattivi
 
l’africa verrà liberata dal bunga-bunga
 
e se inoltre si verificano una o più delle seguenti condizioni di secondo livello:
 
Il capo dei cattivi ha stravolto le regole per liberare una delle sue vittime dalla prigione.
 
Le vittime del bunga-bunga erano dissenzienti.
 
Il bunga-bunga è comunque condannabile per motivi morali anche se gradito da chi lo riceve.
 
Chi vince la guerra abolisce il bunga-bunga.
 
Se le suddette condizioni essenziali ed alcune di quelle di secondo livello non si dovessero verificare la storia del bunga bunga potrebbe rivelarsi un autogol per chi l’ha sollevata.
 
I cattivi non vi sosterranno, i buoni già vi sostenevano, gli ignavi potrebbero perfino pensare che i buoni sono solo ipocriti.
 
I buoni perdono la guerra o, comunque, non si rafforzano quanto basta per spazzar via il capo dei cattivi.
 
In tal caso il capo dei cattivi avrebbe argomenti a iosa per convincere tutti gli africani a diffidare della tribù dei buoni e ne guadagnerebbe dunque in consensi, quantomeno tra gli ignavi, e sconfiggerebbe i buoni.
 
Vedremo come andrà a finire.

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