Buffon ha soltanto tirato l’acqua al suo mulino. Come facciamo tutti

par Voltaire
martedì 28 febbraio 2012

La partita Milan-Juventus di domenica scorsa oltre il risultato ha lasciato un cumulo di polemiche dovute alle sviste arbitrali che hanno eccitato le due squadre e le rispettive tifoserie.

In particolare tutti i commenti si sono concentrati su quanto accaduto a metà del primo tempo quando la palla tirata da Muntari viene stoppata da Gigi Buffon almeno un metro dentro la porta senza che il guardalinee se ne accorgesse e convalidasse il gol.

A fine partita il portiere della Juve e della nazionale ha dichiarato:

"Non avevo capito che la palla era entrata. Non me ne sono reso conto e sono onesto nel dire che se me ne fossi reso conto non avrei dato una mano all'arbitro".

Le parole dette al caldo da Buffon hanno lasciato basito Marcello Nicchi, presidente dell’Aia a cui non è andata giù la sua schiettezza: «Mi addolora il fatto che il mio portiere e capitano della mia nazionale abbia detto cose che si poteva risparmiare e che non sono esempio per i giovani - ha affermato il responsabile degli arbitri italiani - ci sono tanti ragazzi che devono prendere esempio dai grandi campioni. Mi stavo convincendo che fossero maturi i tempi per mandare in sala stampa gli arbitri, a partire dal prossimo anno. Credo che dovremo fare un passo indietro».  

Spinto dalle dimostrazione di solidarietà provenienti soprattutto dai suoi colleghi e da molti allenatori tra cui Prandelli, e da qualche critica il numero uno della Juve ha detto:

Nella mia vita non sono mai stato ipocrita ridirei esattamente le stesse cose, identiche. Se dicessi una cosa diversa mi prenderei la responsabilità, magari in una finale Mondiale, di comportarmi di conseguenza. E non ho questa forza. Esprimo il mio parere che può essere condivisibile o meno: quello che pensano gli altri mi interessa fino a un certo punto.

La sincerità di Buffon è sicuramente apprezzabile, dice quello che pensa e fa quello che dice, fa i nostri interessi, in quanto tifosi della nazionale, in vista dei prossimi mondiali. Di questo lo ringraziamo. Peccato però che forse l’onestà, e quindi il fairplay di cui lo sport è in parte costituito richiedano uno sforzo in più. Non è questione di fare la morale, di chiedere l’impossibile, o di abbandonare l’agonismo tipico di ogni competizione. Il problema è giocare sottostando ad alcuni valori e regole comportamentali, non condizionabili dal solito conformismo secondo cui “il risultato va comunque portato a casa”. A tutti i costi. Con questa logica infatti, pur essendo due casi imparagonabili, si potrebbe giustificare per motivazioni analoghe (concitazione da partita) anche la testata di Zidane ai danni di Materazzi, avvenuta durante la finale dei mondiali del 2006, caso deprecato da tutti gli italiani e da tutta la stampa sportiva di mezzo mondo. Il calcio si sa, trascende la manifestazione sportiva in sé. Di una partita non conta soltanto il risultato, ma lo spettacolo ed i sentimenti che riesce a smuovere nel pubblico. Se Buffon si fosse accorto che la palla era finita in rete ed avesse aiutato l’arbitro a prendere la decisione più corretta - in quel momento concitato del match - forse la Juve avrebbe perso la partita ma lo stesso portiere sarebbe passato alla storia come esempio di rettitudine in una paese in cui l’onestà non è la maggiore delle virtù nemmeno tra i suoi governanti.

Sarebbe stato la rivincita dell’onesto sull’utile, sarebbe stato una “Mano de Dios” all’incontrario e quindi egualmente dirompente. Buffon si è limitato ad agire come si sarebbe comportato ciascuno di noi nella sua stessa condizione: ha supportato la sua causa ed ha tirato l’acqua al suo mulino, ammettendolo candidamente. Avrebbe potuto compiere qualcosa di nuovo e lanciare un segnale diverso. Ma questa è l’ italia. Il comportamento di Buffon è quello che gli italiani vogliono vedere dentro e fuori dal campo. Peccato.


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