Bucarest: a due mesi dalle amministrative, avanzano i nazionalisti in Romania
par Sergio Bagnoli
sabato 14 aprile 2012
Il Partito del Presidente e del Premier paga a seguito dell’aumento della disoccupazione giovanile e della povertà.
Mancano due mesi alle Amministrative in Romania, quando si rinnoveranno i Consigli Comunali ed i Sindaci di gran parte delle Amministrazioni locali del Paese neo-comunitario, inclusa quella della capitale Bucarest che è anche la maggior città metropolitana romena.
Qui favorito è il Sindaco uscente Sorin Oprescu, indipendente, considerato da molti suoi amministrati come il Primo cittadino della svolta, colui che finalmente ha dato all’ex “piccola Parigi danubiana” un carattere europeo.
A Bucarest, città non certo di tendenze socialiste, comunque colpisce il fatto che, trattando dei partiti rappresentati in Parlamento, in caduta libera sono i Liberal-Democratici che ai massimi livelli esprimono sia il Presidente Traian Basescu che il Premier Ungureanu, in carica solamente da poco più di sessanta giorni.
Appare in tutta la sua evidenza come intenzione dei cittadini della capitale, e di tutta la Romania, sia di punire non solo il Partito da cinque anni al potere ma soprattutto il suo nume tutelare, proprio quel Traian Basescu che in campo internazionale per lungo tempo ha amato presentarsi come l’uomo della definitiva rottura con il passato comunista ma che, in certi momenti, è sembrato più percorrere le orme del famigerato Niculae Ceausescu, circondandosi di “nani e ballerine” profondamente corrotti e macchiandosi di nepotismo, piuttosto che quelle di un moderno leader liberal-democratico all’occidentale.
Basescu, inoltre, ha imposto al partito, in qualità di segretario, il Ministro del Turismo Elena Udrea, molto chiacchierata e forse non a torto considerata una delle politiche più corrotte in tutta la nazione.
I Romeni di certo non dimenticano l’inefficienza dimostrata dalla Udrea quando era Ministro per lo Sviluppo territoriale: allora non ebbe la capacità di attrarre verso la Romania i cospicui fondi comunitari destinati al suo sviluppo, condannando il Paese all’arretratezza, soprattutto nel settore agricolo, e perdendo un’occasione irripetibile per il suo sviluppo. Come prima conseguenza ci fu il precipitare del Paese nella crisi economica che costrinse l’allora premier Boc ad adottare misure draconiane.
A farne le spese soprattutto i giovani, la cui disoccupazione e povertà soprattutto nell’est della nazione è aumentata a dismisura. Oggi i ventenni di quelle terre sono costretti ad emigrare con tutta la loro rabbia e violenza che troppo spesso sfogano nelle nazioni ove si stabiliscono contro gli autoctoni.
A fronte di tanto disastro sociale i Romeni probabilmente già hanno deciso che è giunta l’ora di spedire i liberal-democratici all’opposizione un po’ ovunque, a partire dalla Muntenia, regione tradizionalmente socialista, per finire alla Transilvania, che sempre a questi ha dato grandi soddisfazioni, passando per la Moldovia. Nelle prime due regioni addirittura il partito della coppia Basescu-Ungureanu si situa al terzo posto tra le forze politiche, venendo accreditato nei sondaggi di un misero 16-17% di media. Il disperato cambio del premier, da Boc al giovane Ungureanu, all’inizio dell’anno elettorale non sembra dunque essere stato azzeccato dal Presidente Traian Basescu.
Preoccupa però il fatto che in Valacchia e Muntenia il ruolo di seconda forza politica è stato conquistato dai nazionalisti ed invero populisti ed un po’ xenofobi, del Partito del Popolo del miliardario Dan Diaconescu, patron di OTV. Questo neonato movimento politico addirittura in Moldavia sarò l’ago della bilancia delle future alleanze in quanto, solamente con l’aiuto dei nazionalisti popolari, il Pdl, accreditato attorno al 26%, potrà contendere al ballottaggio molte amministrazioni all’Unione Social-Liberale, formata dai liberali di Crin Antonescu e dai socialdemocratici di Victor Ponta, stimati un po’ in tutto il paese attorno al 40% dei suffragi che già pregustano di vedere, in autunno, il liberale Antonescu superare la soglia di Palazzo Cotroceni ed il socialista Ponta sedere a Palazzo “Victoriei”, sede del governo.
Nella più moderata Transilvania, invece, a ruota dell’Usl nei sondaggi appare un lusinghiero 21% per l’Udmr, il partito popolare di raccolta del voto della minoranza etnica ungherese, oggi al potere ma non considerato corrotto al pari del Pdl.
In conclusione si può affermare come le Amministrative del prossimo 10 Giugno in Romania siano considerate più che altro un valido test in vista delle Presidenziali e delle Legislative di novembre, quando forse suonerà l’ora del governo per l’Unione Social-Liberale.
Il fatto, poi, che per cinque anni i Socialdemocratici di Ponta ed i liberali della coppia Tariceanu-Antonescu riescano a governare insieme la Romania, pur nelle differenze ideologiche di fondo che li cartterizza, è un altro discorso.