Brunetta furibondo per la sconfitta: "Ho perso per la miopia della Lega"

par Filippo Cusumano
mercoledì 31 marzo 2010

Il ministro ci credeva.

All’inizio della campagna elettorale, un sondaggio commissionato all’azienda di Luigi Crespi lo dava avanti di dieci punti rispetto al suo rivale Giorgio Orsoni.

E non si può dire che Brunetta non si sia dato da fare in questa campagna elettorale, che qualcuno ha definito "faraonica", qualcun altro "berlusconiana".

Ha fatto di tutto, Brunetta, per fare apparire come un’opportunità irripetibile per i veneziani il suo insediamento a Ca’ Farsetti.


Aveva "convocato" a Venezia diversi ministri e perfino il premier.

"Finalmente, adesso che Venezia avrà un sindaco come Brunetta, potrò prendere una casa qui" aveva detto Berlusconi qualche giorno fa, sponsorizzando il suo ministro.

Aveva fatto la spola delle tivù locali, aveva incontrato tutte le associazioni di categoria, aveva promesso perfino "centomila posti di lavoro", aveva garantito che la città sarebbe uscita con la sua gestione e grazie alle sue "aderenze", dal letargo che la affligge da decenni

Aveva cercato in tutti i modi di accreditarsi come un re Mida, come l’occasione di rinascita da non perdere.

Insomma si era speso.
In città non avevano mai visto qualcuno "sbattersi" così tanto per diventare sindaco. E l’ottimismo del candidato era tale che i suoi supporter non avevano dubbi.

E’ stata però una debacle, invece.

I dieci punti di differenza ci sono stati.
A favore di Orsoni, però.

La reazione di Brunetta è stata furibonda.

"Una amara sorpresa "- ha commentato- "Con i voti della Lega avrei vinto al primo turno" .

Insomma per il ministro la colpa è degli alleati: "C’è una sorta di miopia degli elettori che quando devono votare il loro candidato non hanno dubbi ma quando devono votare un candidato della coalizione, hanno qualche difficoltà."

Ci sono però altre componenti nella sconfitta del ministro.

La prima è il carattere dei Veneziani.


Che non amano chi "fa il fenomeno".

Un’espressione veneziana tipica è "qua no se incanta bauchi" (non si incantano i gonzi).

Mentre il ministro accendeva dappertutto i suoi rutilanti fuochi d’artificio, Orsoni procedeva quasi a fari spenti, senza promesse mirabolanti.

Concreto, con i piedi per terra, accorto, competente: questi gli aggettivi che si sono spesi per l’antagonista del ministro.

La vittoria di Orsoni è il capolavoro di uno stratega sopraffino, il sindaco uscente Massimo Cacciari, che ha dimostrato di conoscere i suoi concittadini molto meglio del ministro.

Cacciari ha indicato subito, all’inizio della campagna elettorale, il nome di Orsoni.
 

Aveva capito per primo molti mesi fa che l’avvocato - cattolico, moderato, vicino alla curia- era l’uomo giusto sul quale puntare.

Il problema era come farlo accettare alla sinistra come candidato unitario.

In casa Pd c’erano pareri diversi, affioravano altre candidature, si profilava il solito bailamme di personalismi camuffati da buone intenzioni.

Alla fine non c’è stata altra alternativa che affidarsi alla primarie. Che, grazie alla sponsorizzazione autorevole del Sindaco, Orsoni è riuscito ad aggiudicarsi.

In città dicono che a dieci anni di distanza dalla prima volta, Massimo Cacciari, sia pure per interposta persona, è riuscito di nuovo ad avere la meglio su Renato Brunetta.

Aveva detto il ministro, in campagna elettorale: "In questi 18 anni la città è stata condannata a una morte lenta fatta di consorterie, cattivi sindacati e cattiva politica."

Gli ha risposto il sindaco uscente, dopo la vittoria di Orsoni: "Si vede che non abbiamo governato poi così male".

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