Broken flowers: paternità cercata, nuova ragione di vita
par angelo umana
lunedì 19 maggio 2014
In Stanno tutti bene del 2009 il pensionato Robert De Niro pensava a quanto utile fosse stato il suo lavoro, l'aver consentito a milioni di voci di parlarsi,poiché ricopriva di PVC i cavi telefonici che “trasportano” la voce della gente, “quante cose in un filo di fiato” (ma questa è una canzone di Celentano).
Affascinante è anche pensare ai viaggi che fanno le lettere trasportate dalla US Mail, dalle buche delle lettere ai nastri di smistamento, fino ai furgoni e agli aerei. In questo film pure affascinante di Jim Jarmusch, ma del 2005, una di queste lettere, di colore rosa e anonima, arriva allo svagato Don-Bill Murray, sessantenne dongiovanni che ha passato molte donne e molti letti e che, riferimento non casuale, vediamo osservare distrattamente un film in tv su Don Giovanni. Il nostro Don sembra riflettere su glorie passate che non lo animano più, abbastanza agiato per il suo passato nel business dei computers, con la bottiglia di Moet et Chandon sul tavolo. La sua noia e indolenza assomigliano molto a quella dell’ex rocker Sean Penn in This must be the place, altro film del nostro Sorrentino del 2011: entrambi paiono aver bisogno di un motivo per rianimarsi, uno scopo da perseguire e che li metta in marcia.
A Don la ignota ex amante di vent’anni prima ha scritto che ebbe un figlio da lui, ma non lo avvertì, non gli disse niente essendo la loro ormai “una storia che era acqua passata”. Il figlio sarebbe ora un “timido e riservato 19enne”, interessato alla filosofia (dalla descrizione anonima parrebbe un tipo un po’ svagato come Don), che forse lo cerca, è scritto nella lettera. L’amico e vicino di casa Winston, molto diverso da lui, legato alla famiglia e ai suoi cinque bambini, appassionato di detectiveness, gli organizza un viaggio attraverso l’America per far tappa da tutte le sue ex fidanzate, una delle quali deve essere la possibile madre autrice della lettera, scritta con una macchina da scrivere anch’essa rosa, un indizio.
Come l’ex musicista Sean Penn che parte per cercare l’aguzzino di suo padre, Don intraprende un po’ controvoglia questo viaggio, ma in fondo un motivo lo trova: la paternità che non ha mai avuto, conoscere questo figlio, una nuova ragione di vita. Le tappe sono nelle case e le vite diverse delle ex amanti, a cui si presenta sempre con un mazzo di rose (consiglio di Winston). Quasi tutte lo accolgono volentieri e con curiosità o almeno educatamente, due sono le cene silenziose e con qualche imbarazzo, tutto molto ironico come pieno d’ironia è il film: a casa della creatrice di look Laura-Sharon Stone e presso l’agente immobiliare Dora-Frances Conroy.
Altro ex amore è la veterinaria che comunica con gli animali, “nientepocodimeno” che Carmen-Jessica Lange e poi c’è la più sregolata e violenta, che vive accanto a una specie di rurale autorimessa con due uomini altrettanto violenti, la bellissima Penny-Tilda Swinton, la più sospettabile come autrice della lettera e madre del ragazzo che Don cerca. Un viaggio nelle vite private del grande ventre americano.
Don incontrerà casualmente un ragazzo che potrebbe essere il figlio cercato. Parlano per strada, costui chiede tra l’altro all’anziano un pensiero saggio, che in effetti capta la sua attenzione. La frase famosa di Don è “Il passato è passato, questo lo so, e il futuro non è ancora arrivato, così l’unica cosa che esiste è il presente”. Quando però Don gli chiede di suo padre il ragazzo dice di non saperne nulla e di non volerne parlare: fugge via ad un gesto di avvicinamento di Don. Il regista Jim Jarmusch ha creato un’atmosfera da cui dispiace distaccarsi, ma i 105 minuti di Broken Flowers ci han detto già tutto. Magnifico.