"Breivik è pazzo". Niente responsabilità penale per il killer norvegese

par Laura Murino
martedì 29 novembre 2011

Gli psichiatri nominati dal tribunale di Oslo dichiarano Breivik pazzo, mettendo in dubbio il processo penale previsto per il 16 aprile 2012.

“La conclusione è che Anders Breivik è pazzo”. Questo è quanto reso pubblico oggi dal procuratore Svein in conferenza stampa. A emettere cotanta sentenza sono stati gli psichiatri nominati dal tribunale presso cui è inquisito il killer che il 22 luglio scorso ha ucciso 77 persone, per la maggior parte giovani.

Gli esperti hanno riscontrato nel soggetto una schizofrenia paranoica al tempo delle stragi e che la sua condizione permane tutt’oggi. Breivik, secondo gli esperti “vive nel suo universo delirante e i suoi pensieri e le sue azioni sono guidate da questo universo". Nello specifico i medici avrebbero attribuito tre differenti disturbi: allucinazioni in quanto crede di essere stato notato al di là dell’ordinario; deliri di persecuzione, pensando di rischiare l’estinzione imminente e deliri di grandezza, che lo porterebbero a credere di poter essere nominato il nuovo reggente e di poter controllare chi possa vivere e chi debba morire in Norvegia. Sembrerebbe che i farmaci assunti prima della strage, steroidi anabolizzanti, efedrina e caffeina abbiano acuito i disturbi presenti già da tempo rendendolo totalmente incapace di empatia e condivisione con le proprie vittime.

Sembrerebbe che tutta la sua storia personale e il modo in cui è stato redatto il memoriale dimostrino che la malattia si è andata sviluppando negli anni, senza essere mai curata con alcun farmaco e che quindi sia degenerata arrivando alle stragi di quest’estate.

Questo giudizio, tuttavia, potrebbe significare che Breivik non arriverà mai al carcere. Nonostante si possano richiedere ulteriori perizie psichiatriche e test di varia natura, risulta molto difficile che vengano accettate dalla corte. Quindi, se nulla dovesse cambiare, Breivik non sarà giudicato penalmente durante il processo che sarebbe dovuto iniziare il 16 aprile 2012, bensì sconterebbe una reclusione in un istituto psichiatrico fintanto che gli esperti lo giudicheranno un pericolo per la pubblica sicurezza.

Questo fatto potrebbe aprire una questione molto delicata riguardo ai gruppi di estrema destra che condividono quanto scritto da Breivik nel suo Memoriale e che non hanno condannato la strage. Distinguere tra malattia mentale e un fattore culturale in questo caso è un confine labile che dovrebbe far meditare coloro che hanno un qualsiasi potere politico, educativo e comunicativo.

La tragedia avvenuta in Norvegia non è accaduta in un deserto di idee simili e ideologie condivisibili, bensì in un network di siti, persone e ambienti sociali che condividevano le sue idee e che in misura minore le mettono anche in pratica. Si ricordino gli eventi successi qualche settimana fa quando la Germania si è svegliata una mattina con la rinnovata e amara consapevolezza di avere un problema: la “scoperta” di un gruppo eversivo di estrema destra chiamato Nationalsozialistischer Untergrund (Nazionalsocialismo sotterraneo) attivo. Ad esso sono infatti riconducibili diversi omicidi a sfondo anti-razziale di proprietari di kebab di origine turca, di un greco e di una poliziotta. La scoperta è stata possibile grazie all’arma ritrovata nell’abitazione andata a fuoco, al cui interno sono stati anche trovati dei dvd che rivendicavano gli omicidi e imballati e pronti per essere spediti ai media e ai centri islamici. Ribattezzati dalla stampa come “gli omicidi del kebab”, hanno attirato l’attenzione persino il cancelliere Angela Merkel che ha esortato gli investigatori a porre la massima attenzione e il massimo impegno nelle indagini.

Come agire, quindi, e considerare questi movimenti? Sembra sempre più evidente che alla base di comportamenti ci siano ben altri problemi sociali, educativi e culturali che prima o poi dovranno essere affrontati seriamente per bloccare quest’escalation di violenza verso il “diverso”.

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