Brasile: i militari chiudono il giornale “Opinião”

par David Lifodi
venerdì 27 giugno 2025

Pubblicazione di opposizione, aperta ai contributi di grandi firme e intellettuali, fu costantemente censurata dalla dittatura di Emílio Médici. L’ultima edizione andò in stampa l’8 aprile 1977. La redazione riuscì a resistere quattro anni e mezzo tra attentati e minacce e molti dei suoi giornalisti furono arrestati dalla polizia politica.

L’ultima edizione di “Opinião”, datata 8 aprile 1977 (ripresa da https://memorialdademocracia.com.br/card/opiniao-um-jornal-mutilado-pela-censura)

L’8 aprile 1977 esce l’ultima edizione di Opinião, giornale nato nel novembre 1972 in Brasile per innovare il dibattito politico in un paese asfissiato dalla dittatura militare di Emílio Médici. In soli cinque anni, spiegò una volta l’imprenditore Fernando Gasparian, pur non essendo l’organo di un partito politico, almeno la metà del materiale che Opinião avrebbe dovuto pubblicare fu bloccato dalla censura che si stabilì, nel senso letterale del termine, all’interno della redazione dopo i primi numeri che erano andati in edicola.

Composta da un gruppo di giornalisti e collaboratori di prestigio, dediti inoltre a scegliere articoli di rilievo ripresi da Le MondeGuardian e New York Book ReviewOpinião stampava circa 38.000 copie, viaggiava sulle circa 29.000 vendute e, ben presto, riunì intellettuali e cronisti di opposizione, tra cui l’allora sociologo e futuro presidente del paese Fernando Henrique Cardoso, divenuto molti anni dopo un nemico giurato dei Sem Terra.

Gasparian aveva iniziato a pensare di aprire il giornale pochi anni prima, quando si trovava in esilio in Inghilterra a seguito delle minacce di morte ricevute dai militari per il suo sostegno a studenti e dissidenti. Inoltre, rispetto alla grande stampa, Opinião si distingueva per la sua copertura di argomenti poco trattati e conosciuti nel paese, dalla guerra del Vietnam all’analisi del “miracolo brasiliano” all’epoca della grande crescita economica tra fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta.

La censura non tardò ad abbattersi su una pubblicazione decisamente anticonformista, tanto da essere ritenuta un pericolo dai militari, che lo avevano classificato, con disprezzo, tra la stampa cosiddetta alternativa. L’idea del suo fondatore, condivisa da Raimundo Rodrigues Pereira in qualità di direttore, era quella di aprirsi ai dibattiti degli intellettuali sul modello della pubblicazione inglese The New Statesman, ma a spingere i due a gettarsi in questa impresa fu anche la morte di Rubens Paiva, militante, deputato e giornalista desaparecido il 21 gennaio 1971. La sua partecipazione ad attività ritenute sovversive dai militari gli costò prima l’arresto e, successivamente la tortura. Il suo corpo non fu mai trovato.

Caratterizzato da una grafica che spesso descriveva il regime con caricature grottesche, Opinião era apprezzato dai lettori soprattutto per due sezioni del giornale, Cena Brasileira e Gente Brasileira, che dedicavano ampio spazio ad una narrazione altra del più grande paese dell’America latina, dove i protagonisti erano quegli attivisti sociali che la dittatura voleva mettere a tacere. Ben diversa, e decisamente mediocre, era la caratura di gran parte delle pubblicazioni che, evitando volutamente le tematiche politiche, davano spazio a notizie di poco interesse e ad amenità varie per compiacere i militari e la classe media.

Opinião, al contrario, era portavoce di una nuova sinistra, non dogmatica, che non si faceva alcun problema nel dare voce al movimento afrobrasiliano, alle femministe e agli omosessuali. Il giornale riuscì a resistere quattro anni e mezzo. Nonostante la censura furono pubblicate 221 edizioni, ma il colpo di grazia definitivo alla redazione fu assestato quando Opinião promosse una campagna di stampa contro l’Ato Institucional Número 5, familiarmente conosciuto come AI-5 e istituito il 13 dicembre 1968 da parte dell’allora presidente Artur da Costa e Silva, che aveva sospeso i diritti costituzionali nel paese e istituzionalizzato la tortura. Solo pochi mesi prima della chiusura, il 15 novembre 1976, la redazione era stata vittima di un attentato dell’Aliança Anticomunista Brasileira che aveva fatto esplodere una bomba sotto la sede del giornale.

Alla gestazione di Opinião aveva contribuito, almeno fino al suo arresto e alla successiva sparizione, aveva contribuito Rubens Paiva, tra i promotori, insieme allo stesso Fernando Gasparian, del quotidiano Jornal de Debates e direttore di Última Hora a San Paolo. Eletto membro del Congresso per lo Stato di San Paolo per il Partito laburista brasiliano, Paiva lasciò il suo paese poco dopo il golpe militare del 1964 per trasferirsi prima in Jugoslavia e poi in Francia.

Tornato in Brasile, Paiva tornò dalla moglie e dai suoi cinque figli continuando ad adoperarsi per sostenere i militanti di sinistra, ma il 20 gennaio 1971 i militari fecero irruzione nella sua casa e lo arrestarono insieme alla moglie stessa, Eunice, e ad una delle figlie, Eliana.

Paiva morì pochi giorni dopo il suo arresto a seguito delle torture inflitte dalla polizia politica del DOI-CODI. La sua vicenda, e quella di Gasparian, è stata ricostruita nel film uscito a fine gennaio Ainda estou aqui.

 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega


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