Braccio disarmato

par Sergio Nazzaro
martedì 4 novembre 2008

Fortunato Montella è morto con un braccio strappato, maciullato sotto la propria macchina. Volevano rapinargli la macchina. Si è opposto, lo hanno trascinato fino a strappargli il braccio, poi il corpo è stato travolto dalla macchina. I carabinieri quando arrivano sul luogo della disgrazia, chiamano i figli. Stanno cercando il padre, perchè ha investito qualcuno, irriconoscibile ormai tra le lamiere, e la paura lo ha fatto scappare. Piccola beffa notturna. Il padre è proprio sotto la macchina. Vedovo da pochi mesi, Fortunato cercava di riprendere in mano la propria vita. Una cena con gli amici a Melito, qualche ballo, e poi la strada del ritorno fino alla fatidica rotonda di Casavatore.

Sono le due del mattino. I rapinatori con la tecnica del tamponamento lo fanno fermare, lo aggrediscono. Ma Fortunato reagisce. Non è da oggi che la Circumvallazione esterna è definita la strada delle rapine. Una morte atroce, assurda, silenziosa. Qualche piccolo articolo di giornale e poi basta. Anche questo è camorra? Si, ma non solo. E’ il degrado assoluto raggiunto dalla civiltà nelle periferie di Napoli e Caserta. E’ uno sputare continuo sulla dignità della vita. Come è possibile che nel fermento anti camorra che pervade l’Italia la morte di un anziano non suscita indignazione e raccolte di firme? Perchè? Ancora una volta la banalità del male colpisce i più deboli: un anziano. Come era anche Michele Landa, metronotte ucciso a Pescopagano. La grande criminalità, potente e internazionale, nei suoi rimasugli territoriali uccide i deboli.



Cerco di immaginare un braccio che si strappa nell’atto di difendere la propria dignità. Perchè se i fatti devono essere raccontati, i fatti devono anche essere immaginati in tutta la loro crudezza. Il giorno dopo si sarebbe dovuto mettere a ferro e fuoco tutta la Campania per trovare gli assassini. E invece? Nulla. Perchè quando è stato ucciso Andrea Tartari da due giovani di Mondragone si è mosso il circo mediatico, e in questo caso cala il silenzio? Anche la morte di Tartari aveva l’impronta della violenza cieca e brutale del Sud: accoltellato per una discussione. I killer di Tartari sono stati inseguiti fino a Mondragone e catturati. Quando si dovrà aspettare per avere giustizia per Fortunato Montella? Strano paese l’Italia in cui a tratti, come la pioggia d’autunno, si parla di criminalità. Ma ormai solo per difendere grandi nomi e situazioni. I restanti, i comuni cittadini non servono a nulla, non sono oggetto mediatico. Ma forse la ripresa del territorio può anche passare dal far si che gli anziani non muoiano più come animali al macello? Anni fa ho rinunciato al mio lavoro, proprio perchè l’azienda si trasferiva nella zona della rotonda di Casavatore.

Ricordo ancora oggi frasi di rito rassicuranti, di non preoccuparsi. Già, alla fine la gente non ci fa più caso. Eppure in quello stesso luogo fu ucciso e bruciato un camorrista sospettato di aver svelato l’ultimo nascondiglio di Paolo Di Lauro alle forze dell’ordine. Ormai riesce sempre più difficile credere che qualcosa cambierà. E non perchè non ci sia una decisa volontà da parte di chi vive le terre del Sud. Manca lo Stato che non riesce ad andare oltre qualche facile proclamo di convenienza. Qualsiasi colore politico abbia. Si mandano i soldati, ma non attrezzature ai commissariati di zona. Si mandano rinforzi invece che nuovi assunti nei commisariati di zona. Si continuerà a morire nel sottofondo dei proclami di riscossa del Sud. Ma le braccia ormai sono disarmate.

 


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