Braccialetti rossi: al via la quarta serie?

par Anna Maria Iozzi
mercoledì 21 giugno 2017

Amore, amicizia, speranza e voglia di lottare. È questo il leit-motiv che anima una delle serie più amate dal pubblico. Stiamo parlando di “Braccialetti rossi” che, sin dal suo debutto, avvenuto nel gennaio del 2014, ha sorpreso gli spettatori.

Tratta dalla serie catalana Pulseres rojas e diretta da Giacomo Campiotti, la fiction si ispira alla storia vera dello scrittore spagnolo, Albert Espinoza che, affetto da cancro per anni, è riuscito a guarire, raccontando la sua esperienza in un libro.

Prodotta da Carlo Degli Esposti e Rai Fiction, la serie ripercorre le vicende di Leo, Cris, Davide, Bella e Toni che, grazie alle loro vicende, ambientate in un ospedale, hanno conquistato l’attenzione del pubblico.

«Non avrei mai pensato di poter lavorare per tre anni alla stessa serie. ma i Braccialetti sono una cosa molto speciale, i protagonisti sono diventati più grandi, più consapevoli e hanno altri strumenti per combattere le loro battaglie», afferma il regista Giacomo Campiotti che, insieme a Sandro Petraglia, Fidel Signorile e Leonardo Marini, ha firmato la sceneggiatura.

«Non è una serie come le altre, anche per noi ma è bellissimo vedere la reazione del pubblico. Braccialetti invita a non mollare mai, a credere nell’amicizia», affermano Aurora Ruffino (Cris) e Carmine Buschini (Leo).

Oltre a loro, la dottoressa Lisandri (Carlotta Natoli), il dottor Alfredi (Andrea Tidona), il dottor Carlo (Niccolò Senni) e l’infermiere Ulisse (Lele Vannoli), la banda dei ragazzi: Brando Pacitto (Vale), Mirko Trovato (Davide), Pio Luigi Piscicelli (Toni), Cloe Romagnoli (Flam), Denise Tantucci (Nina), Daniel Lorenz Alviar Tenorio (Chicco) e Lorenzo Guidi (Rocco).

«È una favola con sei ragazzi uniti nella stessa battaglia, guarire. Perché la vita è più forte di tutto: i genitori hanno paura delle parole, i ragazzi chiamano le cose col loro nome. I braccialetti che indossano sono il loro segno distintivo», spiega il regista.

«Prima di iniziare a girare la scorsa stagione ho scritto per due settimane un diario in cui raccontavo l’infanzia, di Cris, il rapporto con i genitori, la scuola. In pratica, ho inventato un passato per dare una motivazione al suo disagio. Poi ho parlato con medici, pazienti e mi sono documentata leggendo alcuni libri», afferma l’attrice, Aurora Ruffino.

«Non abbiamo mai usato trucchi per piangere. Bastava concentrarci e metterci nei panni del personaggio. Stavamo male davvero. Ma è stato terapeutico, almeno per me. Facevo un bel respiro profondo e lasciavo fluire l’emozione. Ma alla fine delle riprese delle nuove cinque puntate non avevo più lacrime», spiega l’attrice.

Si è instaurato un bel feeling con i protagonisti della serie. «Sì, siamo diventati amici, siamo un gruppo di pazzi e ci vogliamo davvero bene. E questa è la cosa che più mi lega a questa serie tv. Abbiamo creato un gruppo su WhatsApp. Così, anche se abitiamo in città diverse possiamo commentare le puntate e prenderci in giro a vicenda», conclude Aurora Ruffino.

È qui che le storie dei ragazzi affetti da gravi malattie vivono la degenza con la forza e l’energia di quell'età spensierata che purtroppo per loro è tutt'altro che leggera. Ma ci pensano l’amore e l’amicizia a rendere anche un momento difficile della vita un’occasione per vivere ogni istante fino in fondo.

 


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