Bossi promette il federalismo e tiene la poltrona

par Sebi
mercoledì 11 agosto 2010

Il clima politico è piuttosto teso e lo scontro tra gli schieramenti, anzi, tra gruppi di maggioranza, è accesissimo. Il Governo, è ormai evidente, è giunto al capolinea dopo la scissione PdL - finiani; una rottura che avrà certamente ripercussioni pesanti sull’economia del Paese.
 
Ogni giorno i giornali presentano uno scenario di disagio sociale fortemente ridimensionato dalla disinformazione. La realtà, però, come tutti sappiamo è ben diversa: migliaia di lavoratori in cassa integrazione (Eurallumina, Vinils per citarne alcuni), l’Università italiana in rivolta (con il blocco degli scatti stipendiali dettati dai tagli Gelmini, tantissimi ricercatori neo padri di famiglia avranno stipendi più bassi degli operai), il mercato automobilistico e chimico nazionali sono in forte crisi.
 
Questi sono esempi, solo per citarne alcuni. E intanto la nostra classe politica che fa? Semplice: il Governo, che ha ricorso ai decreti in maniera incostituzionale, si occupa solo di proteggere una serie di figure meschine e implicate in "trame squallide di potere" (come le ha definite il Capo dello Stato) varando provvedimenti come il legittimo impedimento, la legge contro le intercettazioni, il processo breve.
 
Misure che populisticamente vengono attribuite alla volontà popolare, mentre l’opinione pubblica è in maggioranza disinteressata a queste fesserie ed i pochi rimasti che si occupano di politica e moralità si chiedono l’un l’altro chi è che sia favorevole.
 
Ma non è solo il Governo, sotto la leadership carismatica di Berlusconi, che continua a danneggiare il Paese. C’è anche l’opposizione: a partire da Bersani, che ha paura dei suoi rivali in casa e di andare a votare (i sondaggi danno il PD circa 8 punti sotto il PdL, e non ci venga a raccontare la barzelletta della fase di "responsabilità nazionale"); Di Pietro che ripropone lo scontro in Parlamento ma è troppo oltranzista e vuole le elezioni subito pur sapendo che perderà; e poi naturalmente Casini e Rutelli che, come disperati, cercano di andare al potere stringendo alleanze qua e là anche contro i propri ideali.
 
Fa bene, allora, Famiglia Cristiana a parlare di "Italia disgustata": sì, siamo disgustati da tutto questo. Da questa classe dirigente incapace di risolvere i problemi, afflitta dal male incurabile della corruzione, frutto di una decadenza profonda dei valori morali.
 
E a gongolare, rimane solo lui, il Senatur: Umberto Bossi. Uomo sagace e furbo, capace di dettare i giochi politici italiani sin dall’avvento di Berlusconi. Fu lui a far cadere Silvio quando il Governo stava cambiando le carte in tavola, mettendo a tacere la sua pressante richiesta: il federalismo.
 
Notate come ad ogni intervista televisiva e radiofonica, puntualmente, i deputati, senatori e militanti di partito della Lega parlino in maniera ripetitiva e assillante di federalismo. Una chimera, si direbbe.
 
Questi uomini hanno propinato alla gente del Nord che l’Italia si divisa in due: una parte che va dall’Emilia Romagna in sù, l’altra verso il basso. E che la parte di sotto abbia, negli anni, impedito al Nord di svilupparsi appieno (in parte è vero) indebolendo l’economia di queste zone.
 
Ed il federalismo è diventata così la pillola magica, capace di risolvere tutti i problemi della Padania. Sia chiaro: una misera percentuale degli abitanti del Nord Italia è veramente informato sul federalismo e su cosa questo comporti. E’ evidente che il federalismo è inteso dalla maggioranza, forte sostengo popolare (in crescita) del partito, come ancora di salvezza dalle tasse e dalla crisi. Uno scenario che desta forti preoccupazioni.
 
Peccato però che in oltre 15 anni di federalismo non si sia vista nemmeno l’ombra (ora si parla di questo federalismo comunale già in atto, vedremo). Insomma, sembra sempre più evidente che il federalismo sia una promessa elettorale usata ed abusata dai leghisti e da Bossi per aumentare e consolidare i propri consensi. E conservare la poltrona.
 
Ora che il Governo è in bilico, Bossi parla allora di "palude" e di "necessità di andare subito al voto": una strategia ormai ben affermata che porterà alla Lega altri 5 anni di grossi stipendi e posti a sedere. Sempre che gli italiani non si siano stufati...

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